Era il 5 novembre del 1981. Il Catanzaro batteva il Milan, il Catania espugnava l’Olimpico contro la Lazio, così come la Roma sbancava al Delle Alpi contro la Juventus campione d’Italia che al termine della stagione avrebbe rinnovato il titolo. Risultati a sorpresa che Martino Scialpi, nostro concittadino, aveva azzeccato, e per questo esultava per un tredici da favola al Totocalcio. Una di quelle vincite che, all’epoca, ti cambiavano la vita. E la vita per Martino Scialpi è cambiata certamente, ma non così come lui sognava. La vicenda è ormai abbondantemente nota. Il Coni, quella vincita, non l’ha mai voluta pagare, trasformando così il sogno in un incubo che dura 33 anni. Ironia della sorte, proprio stamani, 5 novembre 2013, il tredicista non pagato, accompagnato dal suo legale Guglielmo Boccia, è andato a Roma a sentire se è stata accolta l’ultima richiesta fatta di sequestro dei verbali mai presentati dal Coni. Sentite le parti, il giudice si è riservato. Termine ufficiale con il quale si indica il fatto che si è preso una settimana di tempo per rileggersi le carte e decidere se accettare o meno la richiesta di Scialpi. Dopo il pignoramento per 3 milioni di euro ai danni del Coni, infatti, l’avvocato Boccia ha inoltrato la richiesta di sequestro dei verbali della commissione di zona dell’epoca, l’organo attraverso cui il Coni verifica le vincite e il Ministero dell’Economia e delle Finanze controlla la corretta attività delle scommesse, che avrebbe dovuto certificare la presenza della matrice e dello spoglio della schedina vincente appartenente a Martino Scialpi. Sono questi i verbali che contengono la prova definitiva della vincita, con la matrice della schedina vincente. Sono verbali che il Coni non ha mai portato in Tribunale per contrapporsi alla richiesta di riscossione della vincita, rispetto alla quale Martino Scialpi ha subito 31 processi, definitivi con sentenza e 15 pendenti, di cui 13 penali e 2 civili. E la storia continua.