Domenica 26 ottobre l’associazione A.B.C. di Ester ha portato a termine il progetto associativo che quest’anno ha previsto la realizzazione e la donazione di 4 porta flebo in legno raffiguranti dei simpatici personaggi: un draghetto (artù), un cagnolino ( birillo) e 2 giraffe (ladies). Le attrezzature sono state donate al reparto di Oncoematologia pediatrica del Policlinico di Bari, in presenza dell’Assessore alla Sanità Donato Pentassuglia.
D: Come mai quest’anno avete deciso di andare in trasferta?
Antonio Papapietro: la decisione è scaturita quando la figlia di una coppia di amici, a noi molto cara, è dovuta ricorrere alle cure in questo reparto, facendoci rivivere momenti, emozioni e ansie che avevamo già vissuto con nostra figlia Ester.
D: hai parlato di realizzazione … che significa ?
Papapietro: I portaflebo sono stati realizzati dall’artigiano Pietro Ciura, un nostro associato, e ci sono voluti ben 8 mesi di lavorazione per portare a termine il lavoro nei minimi dettagli.
D: se artigianali hanno un costo molto elevato?
Papapietro: Ci sono costati circa 700 € l’uno, ma valgono molto di più
D: che attività avete svolto per reperire i fondi necessari ?
Papapietro: La nostra associazione riceve risorse dal 5×1000 e noi abbiamo utilizzato l’intera cifra per la realizzazione di questo progetto. Si tratta semplicemente del 5×1000 che cittadini amici e simpatizzanti hanno voluto devolvere alla nostra associazione.
D: negli anni passati siete stati protagonisti di altre donazioni sempre in pediatria
Papapietro: La nostra associazione si è sempre prodigata a favore dei reparti di pediatria abbiamo fatto varie donazioni sia al reparto di Martina Franca che al reparto di cardiochirurgia pediatrica del Giovanni XXIII di Bari. Negli anni passati ci siamo avvalsi della stretta e necessaria collaborazione di altre associazioni del territorio e delle donazioni libere (sempre ben accette) dei singoli cittadini .
D: torniamo a Bari … è stata un piccola cerimonia nonostante la sua elevata importanza
Papapietro: Anche se qualcuno si è un po’ risentito per non averlo reso partecipe la situazione non cambia. Si trattava di un reparto oncologico pediatrico e non è stato consentito a tutti l’ingresso: nelle camerette sono entrati soltanto la Presidente l’addetto stampa dell’ associazione (Maria Palmitessa e Ottavio Cristofaro ) assieme ai medici e all’assessore alla Sanità. Nell’anticamera del reparto eravamo già in tanti. Abbiamo ritenuto necessaria la presenza dell’assessore alla sanità Donato Pentassuglia anche perchè il dirigente del reparto e l’assessore hanno approfittato dell’occasione per poter avere un ottimo scambio di opinioni (situazione a quanto pare gradita da ambo le parti).
D: un’ultima considerazione sulla giornata e sull’esperienza personale?
Papapietro: Vorrei rivolgermi ai genitori e condividere un pensiero con loro. Voi siete i soli a conoscere la verità e gli stati d’animo e siete coloro che subiscono il peso della malattia. Voglio solo dirvi che condividere quel peso con qualcuno fa si che diventi più leggero.
Vorrei ricordarvi che ingannare un bambino sulla sua condizione di salute non è facile. Prima o poi lui imparerà a riconoscere ogni stato d’animo di chi gli è accanto. Non è necessario dirgli tutta la verità, ma è importante comportarsi in maniera equa, come se egli sapesse e avesse bisogno della vostra figura forte e solida cosi che egli possa persino gridare ” io oggi non sto bene ma mia mamma e il papà sono forti e non mi succederà niente”. A dimostrazione di questo se chiederete ai vostri figli come stai oggi lui vi dirà “bene oggi mi sento benissimo” ma se gli chiedi come sta il suo compagno di stanza sarà un fiume di parole che convergeranno alla sua patologia. Molte volte, come nel nostro caso, per poter seguire nel loro calvario i nostri piccoli siamo costretti per forza di cose a trascurare altri figli che purtroppo subiscono la nostra assenza con tutti i problemi possibili e immaginabili. Si riesce relativamente a risolvere tutto questo grazie alla presenza di altre figure familiari con le quali si riesce in parte a colmare l’assenza di noi genitori, ma è un cammino difficile che ti toglie ogni forza fisica e mentale mettendoti alla prova duramente. Si arriva a chiedersi il perchè di tutto questo, desiderare così tanto un figlio per poi chiedersi “perchè tanta sofferenza?….” Un bimbo deve ridere, giocare e vivere spensieratamente la sua vita, e invece….. E mentre pensi tutto questo, dal buio più assoluto ecco che qualcosa si fa strada dentro di noi. Una luce, una fievole speranza che pian piano diventa sempre più forte e ti ridà la forza di ricominciare e andare avanti. Allora ti rimbocchi le maniche e vai avanti. Il nostro compito di genitori è di tenerli per mano e indicare loro il cammino per garantirgli ogni diritto alla vita come qualsiasi altro bimbo più fortunato di loro.