Il Festival della Valle d’Itria entra nel cuore dell’edizione numero 46 con il debutto, martedì 21 luglio alle ore 21 a Palazzo Ducale, di Arianna a Nasso, opera di Richard Strauss con il libretto di Hugo von Hofmannsthal che, nel pieno rispetto della tradizione della manifestazione martinese, sarà rappresentata nella più rara edizione del 1912 e con una nuova versione ritmica in italiano curata da Quirino Principe – uno dei massimi studiosi straussiani – con Valeria Zaurino.
«L’idea di mettere in scena Arianna a Nasso nell’edizione del 1912 – afferma il direttore artistico Alberto Triola – ha differenti ragioni, alcune di tipo pratico per rispondere alle esigenze di sicurezza, altre di carattere puramente artistico: era necessario trovare un titolo che prevedesse un organico orchestrale originale tale da poter avere in buca un numero limitato di musicisti, e l’Arianna di Strauss (così come Il borghese gentiluomo) soddisfa pienamente questo requisito poiché richiede solo 36 elementi; inoltre, per evitare assembranti negli spazi di Palazzo Ducale, siamo stati orientati verso la scelta di un titolo che non superasse i 90 minuti di durata, così da poter essere rappresentato senza intervallo. L’edizione di Arianna del 1912, ancora una volta, rispetta queste esigenze».
«Alla base delle nostre scelte c’è sempre stata la volontà di non vedere le ricadute della pandemia come un limite ma come opportunità: ecco perché abbiamo avuto il coraggio di ridisegnare completamente il cartellone 2020 e non di adattare alle nuove regole applicate allo spettacolo dal vivo i titoli già annunciati. D’accordo con Fabio Luisi, direttore musicale del Festival, abbiamo voluto aggiungere un ulteriore elemento di interesse per la messa in scena di Arianna a Nasso: con le frontiere chiuse era impossibile potersi affidare ai cantanti madrelingua tedesca, quindi abbiamo colto l’occasione per commissionare a Quirino Principe una nuova versione ritmica in italiano del libretto, con l’idea di mettere in luce la morbidezza, la duttilità della linea musicale e le sonorità di questa partitura straordinaria, che del grande repertorio operistico italiano si dichiara evidente debitrice, e che la lingua italiana può contribuire a evidenziare».
Un’operazione che rende quindi unica la produzione del Festival e che dà la possibilità di ascoltare in modo differente una partitura che ha delle peculiarità ben definite: «È piuttosto emozionante vedere da vicino quella che fu la prima idea di Strauss e Hofmannsthal – dichiara il direttore musicale del Festival, Fabio Luisi – che è persino più complessa rispetto alla versione di più frequente esecuzione del 1916. Ad esempio la contrapposizione tra i due personaggi femminili è più forte: Zerbinetta nella prima versione rappresenta un fulcro molto più intenso che nella seconda, tanto che emerge una differenza tutta giocata sul senso della vita: da una parte l’esistenza ideale, quasi irreale di Arianna; dall’altra Zerbinetta, che conosce la vita fin troppo bene»
Ed è proprio sulla contrapposizione fra Arianna e Zerbinetta che si concentra la regia di Walter Pagliaro: «Quello messo in piedi da Strauss e Hofmannsthal – spiega il regista – è un vero e proprio cantiere che nasce dall’idea del teatro come fatto totale. Al centro di questo teatro abbiamo collocato un cubo, che è insieme grotta e luogo dell’io di Arianna. In questa situazione di isolamento, nella sua microcellula art nouveau, la protagonista si addormenta e sogna: nel sogno appaiono le maschere della commedia dell’arte che, con la loro tracotanza e il loro eccesso di comunicazione, permettono ad Arianna di elaborare il suo abbandono. Ovviamente l’incontro più importante è quello con Zerbinetta, che è come un doppio della protagonista: il suo virtuosismo, la sua follia pirotecnica rappresenta la vitalità che serve ad Arianna per uscire dall’autocompiacimento del suo dolore».
Il cast vocale vanta interpreti di assoluto rilievo: nel ruolo della protagonista il soprano Carmela Remigio, al suo terzo titolo consecutivo al Festival dopo i successi in Rinaldo ed Ecuba; nei panni di Bacco ci sarà il tenore Piero Pretti, in quelli di Zerbinetta il soprano Jessica Pratt; Arlecchino sarà Vittorio Prato. Completano il cast il trio delle ninfe composto da Barbara Massaro (Naiade), Ana Victoria Pitts (Driade) e Mariam Battistelli (Eco); nel gruppo delle maschere invece Vassily Solodkyy (Scaramuccia), Eugenio Di Lieto (Truffaldino) e Manuel Amati (Brighella). Gli interventi recitati saranno affidati a Marco Bellocchio (Monsieur Jourdain), Marco Fragnelli (Dorante) e Sara Putignano (Dorimène). Gli elementi scenici dello spettacolo sono a firma di Gianni Carluccio e i costumi sono ideati da Giuseppe Palella (già Premio Abbiati per suoi precedenti lavori al Festival).
Lo spettacolo sarà anche trasmesso in diretta streaming sia sulla Web TV della Fondazione Paolo Grassi – alla quale si può accedere gratuitamente dal sito www.festivaldellavalleditria.it – che su Italiafestival.tv, la piattaforma dell’associazione dei festival italiani che quest’anno ha voluto estendere la partecipazione agli eventi dei festival italiani, agli spettatori dei cinque continenti attraverso la rete di Ambasciate, Consolati e Istituti Italiani di Cultura nel mondo con “Estate all’italiana Festival 2020”, il progetto congiunto fra il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e Italiafestival. Il 26 luglio l’opera sarà trasmessa in diretta su Rai Radio 3.