Circa l’incidente mortale di cui è rimasto vittima Alessandro Morricella, la USB (Unione Sindacale di Base) di Taranto ha inviato un esposto alla Procura della Repubblica.
Di seguito la lettera a firma Francesco Rizzo, coordinatore USB Taranto indirizzata a Commissari Ilva, al Responsabile Ilva Ta, al Procuratore Repubblica dott. Sebastio Franco, al Prefetto Taranto, al Spesal Taranto.
“Nella tarda serata di lunedì 8 giugno 2015 presso ILVA Taranto nel reparto denominato “Altoforno 2” è avvenuto il tragico incidente che ha portato alla morte il caro collega Morricella Alessandro.
Quasi immediatamente sul luogo sono intervenuti i tecnici dello SPESAL Taranto incaricati delle verifiche del caso, successivamente gli stessi sulla base dei rilievi effettuati hanno così prescritto : “A seguito dell’infortunio indicato in oggetto, al fine di eliminare le circostanze di pericolo verificatesi nelle condizioni attualmente in essere, si prescrive ex art. 20 D.Lgs. n. 758/94 al Datore di lavoro Responsabile del reparto AFO2 @@@@@@@@@@@ di adottare tutti i provvedimenti necessari atti ad evitare pericolose esposizioni del personale alla proiezione di metallo fuso durante le operazioni di colaggio dell’altoforno(art. 71 comma 3 allegato VI, punto 1.9.1 del D.Lgs. 81/2008). Nel frattemposi fa divieto ex art.55 c.p.p. di effettuare qualsiasi operazione di prelievo diretto delle temperature ghisa nel POZZINO GHISA. I provvedimenti della presente prescrizione dovranno essere eseguiti entro 60 (sessanta) giorni dalla notifica del presente verbale.”
È noto a tutti che è in corso l’attività di indagine atte a verificare le cause che hanno portato al tragico evento, così come è noto a tutti che gli stessi addetti ai lavori , ingegneri, maestri, colatori, tecnici ecc… non riescono a spiegare pur avendo esperienze più che decennali, le cause che hanno portato alla reazione che ha prodotto il getto di ghisa che ha investito Alessandro. Tutti però sono concordi sul fatto che bisogna creare una protezione che consenta in caso di reazione di contenere le eventuali fuoriuscite o fiammate di ghisa, limitando così l’esposizione dei lavoratori alle stesse.
Precisiamo tra l’altro che l’ Altoforno 5 , è l’unico Altoforno munito di tale sistema di protezione che è denominato “COVER”e che gli AFO 1-2-4 ne sono sprovvisti.
Ed è proprio sulla base di questo che ci sembra contraddittorio il contenuto del verbale di prescrizione emesso dalla SPESAL di Taranto che da un lato“ordina” al responsabile di “evitare pericolose esposizioni del personale alla proiezione di metallo fuso durante la fase di colaggio dell’altoforno” , dall’altro non dà indicazioni di fermata dell’altoforno e concede 60 giorni ad ILVA per ottemperare alle prescrizioni stesse.
È bene ricordare che il prelievo della temperatura è solo una delle operazioni che i lavoratori svolgono durante la fase di colaggio e il rischio di proiezione di metallo fuso è presente durante tutta la fase del colaggio stesso.
Quindi è certo che l’elemento di rischio di “proiezione di metallo fuso incandescente durante la fase di colaggio” non è ancora scongiurato, ed è altresì chiaro che in circostanze come questa di cui ancora oggi non siamo in grado di determinarne le cause e quindi la loro rimozione , potremmo quantomeno immediatamente limitarne gli effetti “PROTEGGENDO” daSUBITO i lavoratori.
La scrivente in ultimo chiede, in attesa delle giuste contromisure a protezione e salvaguardia della salute dei lavoratori, la fermata immediata degli AFO 2-4 , coscienti del fatto che ciò provocherebbe grosse ripercussioni sulla marcia di tutto lo stabilimento ma fermamente convinti che un altoforno si può riparare o ricostruire, mentre la vita umana no”.