Di seguito un comunicato diffuso da Cassa Forense:
Un’Italia a due velocità, con gli avvocati pugliesi che guadagnano circa il 34% meno della media nazionale e quasi la metà di quelli del nord. I dati reddituali riflettono questa “forbice” geografica e mostrano la forte divisione generazionale e di genere che ancora si riscontra nell’avvocatura italiana. Sono queste alcune delle considerazioni che stanno emergendo dal terzo appuntamento del Road Show di Cassa Forense, in svolgimento a Trani per parlare di previdenza e assistenza con gli avvocati italiani. Nel corso dell’incontro, con la partecipazione di Francesco Logrieco, presidente del Consiglio dell’Ordine di Trani e dell’Unione Regionale degli Ordini Forensi della Puglia, sono affrontate numerose questioni, dalla riforma previdenziale che ha messo in sicurezza i conti dell’Ente al previsto ingresso dei 60 mila avvocati iscritti agli Albi ma finora esclusi da una copertura previdenziale di categoria.
L’assise è anche l’occasione per presentare gli ultimi dati sulla professione forense in Puglia, dove si confermano alcuni dati nazionali: il progressivo ringiovanimento della professione, la diminuzione dei redditi e l’esistenza di una forbice che ancora divide i redditi delle donne da quelli degli uomini.
Secondo i dati del 2012, gli avvocati pugliesi iscritti alla Cassa forense sono 13.674 (4.856 donne e 8.818 uomini). La classe d’età numericamente più rappresentativa è quella dei professionisti tra i 35 e i 39 anni con 2.912 avvocati. Anche nel distretto di Bari, dove gli avvocati iscritti alla Cassa sono 4.440 (1.577 donne e 2.863 uomini), i più numerosi sono i professionisti tra i 35 e i 39 anni che si attestano sulle 978 unità.
Riguardo ai redditi, nel 2011 gli avvocati pugliesi iscritti alla Cassa hanno guadagnato 31.294 mila euro contro i 47.561 della media nazionale. Il dato della Puglia è in linea con quanto emerge dall’analisi dei redditi degli avvocati italiani effettuata per aree geografiche: al nord, i professionisti guadagnano mediamente 60.890 euro all’anno, al centro 50.999 euro, al sud e nelle isole 31.524 euro. In altre parole, in Italia la professione forense viaggia a velocità diverse e ad andare più lenti sono gli avvocati meridionali che guadagnano circa il 48,2% in meno dei colleghi del nord e quasi il 38,2% in meno di quelli del centro.
I redditi più bassi appartengono ai professionisti più giovani: un avvocato pugliese sotto i 29 anni guadagna mediamente 17.080 euro, oltre un terzo di un collega tra i 60 e i 64 anni. Nel distretto di Bari la situazione non cambia: i professionisti al di sotto dei 29 anni registrano redditi di 18.483, quasi un quarto di quanto dichiarano gli avvocati nella fascia d’età 60-64 anni. Assieme ai giovani, sono le donne a soffrire di più. Nel 2011, le avvocatesse pugliesi hanno guadagnato in media 20.365 euro, quasi la metà dei colleghi uomini (37.567 euro). La stessa forbice si riscontra a Bari dove le professioniste hanno dichiarato redditi per 21.995 euro contro i 42.107 dei colleghi.
«Purtroppo questi dati non ci sorprendono – ha commentato il presidente della Cassa forense, Alberto Bagnoli – sappiamo che lo sviluppo del nostro Paese viaggia a più velocità e la situazione degli avvocati pugliesi fotografa esattamente questa realtà. Da sempre i professionisti del Sud Italia incontrano le maggiori difficoltà lavorative, e la situazione è stata ulteriormente aggravata dalla dura crisi economica che stiamo affrontando a livello nazionale. Ma il nostro impegno nei confronti dei professionisti più vulnerabili è massimo, non solo dal punto di vista delle agevolazioni contributive per l’iscrizione previdenziale ma anche da quello della messa a punto di interventi mirati a promuovere la formazione e l’attività professionale».
«Proprio in segno di trasparenza e totale apertura verso i nostri iscritti – ha aggiunto Bagnoli – la Cassa forense ha deciso di incontrare gli avvocati sul territorio con la speranza di favorire un dialogo franco e costruttivo per meglio comprendere cosa è stato fatto, vedi le trasformazioni del sistema previdenziale seguite alla riforma Fornero e l’approvazione della nuova legge professionale, e cosa si farà per affrontare le sfide del welfare del futuro. Tenendo sempre presente che soltanto la difesa del principio di solidarietà ci ha consentito e ci consentirà di coniugare la sostenibilità finanziaria con la sostenibilità sociale del sistema previdenziale forense».