Il consiglio comunale di Alberobello l’altro ieri ha preso un’importante decisione. Ha deliberato, all’unanimità, di impegnare l’amministrazione alla costituzione di parte civile in caso di processi per mafia, o per atteggiamenti di tipo mafioso, o anche per voto di scambio di tipo mafioso, che dovessero mettere a rischio anche il semplice nome di quella città. La stessa cosa farà a breve, con ogni probabilità, il Comune di Sammichele di Bari. Nell’ordine del giorno della delibera consiliare di Alberobello la parola “banca” non figura ma è chiaro che tutto è originato da lì (in realtà ad Alberobello hanno anche fatto i conti con tre atti intimidatori a carico di consiglieri comunali, di recente).
Alberobello lo fa, Sammichele di Bari lo farà. Sarebbe necessario anche per Martina Franca, deliberare nello stesso modo. Il Comune di Martina Franca ha avuto rapporti economici molto importanti con la banca di credito cooperativo di Alberobello, anche in molti degli anni che sono oggetto di attenzione da parte della magistratura, per il ruolo di una consigliera di amministrazione di quell’istituto, la quale si ipotizza avesse connessioni con un prestanome di Matteo Messina Denaro, capo della mafia, il capo dei capi, l’erede di Riina e Provenzano.
Ora l’istituto è commissariato: la banca d’Italia ha voluto spazzare via quel consiglio di amministrazione. Quattro procure indagano.
Decine di milioni di euro, e chissà se non siamo nell’ordine delle centinaia, hanno costituito i rapporti economici fra il Comune di Martina Franca e quella banca, nel periodo in cui il credito cooperativo di Alberobello e Sammichele di Bari era gestore della tesoreria comunale. Che, ora, si indaghi (riguardo alla gestione passata della banca) per ipotesi di violazione delle norme antiriciclaggio, che si indaghi per ipotesi di connessione con i vertici della mafia, ovviamente non va bene all’amministrazione comunale martinese. C’è lo spazio per fare delle rivendicazioni da parte di questa città? Se sì, è il caso di occupare quello spazio, da parte di questa città che, nel rapporto economico con l’istituto del territorio, finalizzava alla valorizzazione dell’istituto, e dunque del territorio, tale rapporto. Non certo lo finalizzava a incrementare la possibilità di qualcuno (se individuato e riconosciuto responsabile) a fare affari con la mafia, o di mafia.
A. Q.