Il sito internet marsal@.it ha raccolto l’eco di quanto accade in valle d’Itria, a proposito dell’ipotesi di coinvolgimento di Vito Tarantolo, ritenuto un prestanome del capo dei capi della mafia, Matteo Messina Denaro, in vicende connesse a quella della banca di credito cooperativo di Alberobello e Sammichele di Bari. Ecco come raccontano i colleghi del notiziario online siciliano, la vicenda di Vito Tarantolo, imprenditore siciliano che è spuntato fuori a proposito degli affari di una consigliera di amministrazione della banca del nostro territorio:

Arrivano fino in Puglia, ad Alberobello, gli interessi di Vito Tarantolo, l’imprenditore di Gibellina ritenuto uno dei prestanome di Matteo Messina Denaro.

Sulla vicenda, che ha portato – insieme ad altre gravi irregolarità riscontrate – al commissariamento del Credito Cooperativo di Alberobello, la città dei trulli, indagano ben due Procure, Trapani e Bari. Andiamo con ordine.

Vito Tarantolo (1946) è un imprenditore edile che ha fatto davvero tanta fortuna, mettendo su, negli anni un impero economico che è stato sequestrato un anno fa dalla Questura di Trapani (gli uffici della Divisione Anticrimine guidati da Peppe Linares, oggi trasferito a Napoli…):  venticinque milioni di euro. Secondo le indagini la caratura criminale di Tarantolo  emerge dalle inchieste giudiziarie che portarono alla cattura, nel febbraio 2001, del capo mandamento Vincenzo Virga. Piu’ di recente, nel 2007, in occasione della cattura dei capimafia palermitani Salvatore e Sandro Lo Piccolo, furono trovati dei pizzini scritti da Matteo Messina Denaro in cui si faceva riferimento a Tarantolo. Era lui l’uomo scelto per aggiudicarsi la costruzione della rete di recinzione dell’aeroporto Falcone e Borsellino di Palermo.

L’imprenditore era stato arrestato nel 1998 quando le intercettazioni ambientali negli uffici di alcuni professionisti svelarono le collusioni fra imprenditori, mafiosi e politici. Tarantolo patteggio’ una condanna a un anno e sei mesi per favoreggiamento. Nonostante la pena l’imprenditore non avrebbe cambiato frequentazioni e abitudini tanto da essere bollato come socialmente pericoloso. Attorno all’impresa a lui riconducibile, la Cogeta, Tarantolo avrebbe costruito un reticolo di aziende capace di aggiudicarsi una lunga serie di appalti. Sono finite, tutte o in parte. sotto sequestro. Eccole: Cogeta, Cogeco società cooperativa, ditta individuale Tarantolo Vito, Elimi costruzioni, Ipac, Marconi srl, Monte San Giuliano srl, Porto San Francesco, Gav costruzioni, Imedil. Sotto sequestro anche 82 immobili e una sfilza di conti correnti bancari.

Proprio la Monte San Giuliano Srl, costituita nel 2005, con oggetto l’esercizio di attività edili,  riserva qualche sorpresa, e porta dritto dritto ad una banca pugliese: il Credito cooperativo di Alberobello e Sammichele,  dove una socia di Vito Tarantolo era consigliera di amministrazione. E’ proprio per questo che l’ istituto di credito da più di un mese è stato commissariato d’urgenza dalla banca d’Italia. Sulla carta la società era  a Maria Grazia Susca e dopo venduta in parte (e in due tranche) a Giuseppe Ruggirello, uomo di Tarantolo, e Ferdinando Sortino. Proprio la signora Susca era un consigliere di amministrazione della Banca di credito cooperativo di Alberobello.

Per questo scatta immediata la segnalazione a Banca d’Italia. Il 12 Giugno scorso l’area vigilanza di Bankitalia  propone in una relazione lo scioglimento degli organi con funzioni di amministrazione e controllo dell’istituto di credito. Si scopre, ad esempio,  che Susca aveva la possibilità di operare sul conto corrente di sua sorella, di professione impiegata. E che, su quel conto corrente, c’è stato un aumento di disponibilità liquida di due milioni di euro in sette anni.

Il sospetto degli investigatori è che quei soldi possano essere riconducibili in qualche maniera a Tarantolo. La banca nel frattempo è stata commissariata, per questa ed altre irregolarità.  Il Ministro dell’Economia e delle Finanze, con decreto del 19 giugno 2013, ha disposto, su proposta della Banca d’Italia, lo scioglimento degli organi. La proposta è stata formulata a seguito delle risultanze di accertamenti ispettivi avviati da questo Istituto che hanno fatto complessivamente emergere gravi irregolarità nella amministrazione e gravi violazioni normative. Sono stati nominati gli organi straordinari nelle persone dei dottori Roberto Santomassimo, Giuseppe Tammaccaro, quali Commissari straordinari, e di Leonardo Patroni Griffi, Sabino Filippini, Domenico Posca come componenti del comitato di Sorveglianza”.

Articolo pubblicato nel link “Caccia a Messina Denaro” della sezione “Antimafia” del sito www.marsal@it). Come dire: nel novero della caccia al capo dei capi, ci è entrato anche questo territorio.

(foto: la facciata di una filiale della banca di credito cooperativo di Alberobello e Sammichele di Bari)

Un pensiero su “Bcc Alberobello: mafia, l’indagine vista dalla Sicilia”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Continuando a usare questo sito, siete d'accordo con l'uso dei cookie. maggiori informazioni

The cookie settings on this website are set to "allow cookies" to give you the best browsing experience possible. If you continue to use this website without changing your cookie settings or you click "Accept" below then you are consenting to this.

Close