Il Comitato “Centro Storico” di Martina Franca, a fronte della crisi economica che le famiglie stanno affrontando, e dato l’approssimarsi del nuovo anno scolastico, ha annunciato su facebook un’iniziativa volta ad organizzare un mercatino, da collocare nel centro storico, per scambiare libri di testo usati, invitando sia i ragazzi che i genitori di studenti a partecipare attivamente per evitare di spendere troppo danaro in libri nuovi.
Purtroppo da quest’anno èentra in vigore una legge (n° 221/2012, art. 11) dove il vincolo temporale di adozione dei testi scolastici (5 anni per la scuola primaria e 6 anni per la scuola secondaria di primo e di secondo grado) così come il vincolo quinquennale di immodificabilità dei contenuti dei testi sono abrogati. La legge è chiara: dall’anno scolastico 2014/2015. Tutto abrogato.
In sostanza ogni anno i libri di testo potrebbero cambiare, e con essi anche i contenuti. E quest’ultima cosa, specialmente in riferimento ai testi di italiano (cambiano gli autori?), grammatica (vi sono regole grammaticali di nuova introduzione? forse l’uso della “K” al posto del pronome relativo?), inglese (non è che per caso verrebbe introdotta qualche novità sulla vita dei Reali?) e matematica (infatti questa non è un’opinione: è quella e basta), suscita perplessità.
Tant’è che il signor Dino Semeraro, padre di due studentesse del Liceo Scientifico, fa sapere di essere stato costretto a buttare un quintale di libri scolastici utilizzati negli ultimi tre anni. Il signor Semeraro, infatti, dopo essere stato in libreria per poter vendere i libri degli scorsi anni, certo della vigenza di una legge la quale affermava che i libri per almeno 5 anni si potessero utilizzare, si accorge che la legge è stata abrogata. Come si è detto sopra.
Intanto però se la cosa fosse stata di pubblico dominio un po’ prima (i genitori non sanno ancora se i libri dei propri figli saranno i medesimi, magari da poterli passare ai figli più piccoli, o se dovranno buttarli), i volumi inutilizzabili si sarebbero potuti impegnare nella raccolta differenziata: i ragazzi della raccolta avrebbero faticato di meno per raggiungere la percentuale necessaria per non pagare l’ecotassa.
Ora molti genitori potrebbero essere messi nelle condizioni di comprare ogni anni libri di testo nuovi, se non si verifica quanto contenuto in un passaggio della stessa legge che recita “nella prospettiva di limitare, per quanto possibile, i costi a carico delle famiglie, i collegi dei docenti possono confermare i testi scolastici già in uso” (art.11).
Pertanto, mentre in molti paesi europei (Danimarca, Germania, Francia) i libri vengono concessi agli studenti in comodato d’uso, in Italia questo non succede. E la gente si vede sempre più vessata da spese insostenibili, specialmente in periodi di congiuntura economica.
Altro punto che suscita ulteriori interrogativi è l’interpretazione di un passo della famigerata legge già citata che, sempre all’art. 11 recita “ oppure (i collegi dei docenti) possono procedere a nuove adozioni (di testi) per le classi prime e quarte della scuola primaria, per le classi prime della scuola secondaria di primo grado, per le classi prime e terze della scuola secondaria di secondo grado”.
Ma, “nel caso di nuove adozioni, i collegi dei docenti adottano libri nelle versioni digitali o miste, previste nell’allegato al decreto ministeriale n. 781/2013”
Quindi l’interrogativo è il seguente: se il collegio dei docenti dovesse decidere di adottare nuovi libri, dovrebbe farlo solo nelle versioni digitali o miste? tal cosa sarebbe impraticabile per molte scuole che, in tal senso, dovrebbero esse stesse dotarsi di nuove tecnologie (e quindi materiale da comprare – e con quali soldi?).
A quanto pare solo l’Istituto Tecnico Industriale “Majorana” pare abbia utilizzato le versioni digitali dei volumi ma concedendoli in comodato d’uso. Ovviamente il Majorana, in quanto Istituto tecnico, possiede la tecnologia più idonea per consentire l’utilizzo di materiale digitale. Ma le altre scuole?
In poche parole: affinchè vi sia la concreta possibilità di adottare materiale didattico digitale occorrono almeno tre anni (la legge dice così) e personale specifico formato. Nel frattempo, gli Istituti che non hanno tecnologie idonee per l’utilizzo da parte degli studenti di questo materiale, se volessero adottare nuovi testi, possono farlo?
Lasciamo ai lettori l’interpretazione di questo dubbio amletico.