Duecentodiecimiladuecentoquaranta (210240) litri in un anno. Questo è lo spreco di un semplice zampillo di acqua a Martina Franca, quello della fontana pubblica di piazza Umberto. Quello che vi proponiamo oggi è una nostra carenza e mancanza, nostra come come città che vede scorrere litri di acqua al giorno senza che nessuno si chieda: non sarà forse uno spreco? Quella piccola fontanina, dalla quale sgorga un filo d’acqua costantemente, minuto dopo minuto ha in noi destato un campanello d’allarme e così, non certo per eccesso di zelo, ci siamo appostati in nella piazzetta, al cui ingresso è posizionata la fontana in questione, cronometrando e riempiendo bicchiere dopo bicchiere il nostro misurino per un minuto. Con sorpresa abbiamo constatato che in un minuto si ri-versano nelle tubature circa 400 ml di acqua, che diventano 24 litri circa in un ora, nonchè 576 litri al giorno per un tiotale di ben 210.240 litri annui. Caro zampillo quanto ci costi? Non sarebbe opportuno apportare una modifica all’erogatore per permettere la fuoriuscita dell’acqua solo nel momento in cui essa viene richiesta? Vi sarebbe un risparmio dell’acqua, che come tutti sappiamo non è un bene illimitato e di conseguenza un risparmio economico in quanto quei 210.240 litri avranno di certo un costo corposo. Fresca, dissetante e dunque insostituibile fonte primaria l’acqua è un bene che va tutelato, ma siamo certi che ciò accada? Tante le campagne di sensibilizzazione per evitare gli sprechi e difendere l’acqua un bene che non possiamo permetterci il lusso di sprecare. Dobbiamo ricordare che senza acqua non c’è vita, essa costituisce un bene comune dell’umanità. Il diritto all’acqua, inoltre, è un diritto inalienabile: dunque l’acqua non può essere proprietà di nessuno, bensì bene condiviso equamente da tutti, ma attenzione mai sprecato.
Oggi sulla Terra più di un miliardo e trecento milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile. Si prevede che nel giro di pochi anni tale numero raggiunga i tre miliardi. Il principale responsabile di tutto ciò è il modello neoliberista che ha prodotto una enorme disuguaglianza nell’accesso all’acqua, generando oltretutto una sempre maggior scarsità di quest’ultima, a causa di modi di produzione distruttivi dell’ecosistema.
E tuttavia, le pressioni ai diversi livelli (internazionale, nazionale e locale), finalizzate ad affermare la privatizzazione e l’affidamento al cosiddetto libero mercato della gestione della risorsa idrica, continuano imperterrite e travalicano trasversalmente le diverse culture politiche ed amministrative. Cerchiamo dunque di rivedere i tanti sprechi, ed è proprio il caso di dirlo, che quotidianamente la città compie poichè alla fine sono i cittadini che ci rimettono.