Dall’ingresso principale, via Alberobello, non si poteva entrare. L’acqua era troppo alta. Bisognava fare il giro ed entrare, dunque, dal cancello che si trova nella strada che costituisce l’inizio della via Chiancaro. Anche lì era problematica la situazione, comunque. La villetta in cui si trova a vivere in affitto, da cinque anni, la famiglia fatta di padre, madre, una figlia più grande e due bambini piccoli, ha vissuto ieri un pomeriggio da tregenda. E con essa, ovviamente, la famiglia che ha contattato l’avvocato. Quelle persone non ce la fanno più. Allagamento totale, acqua che arrivava a pochi centimetri dal lato basso della caldaia, intorno al metro di altezza; acqua che aveva superato di gran lunga il livello di vari gradini che portano al già citato cancelletto; acqua che ha reso il giardinetto di quella casa, una sorta di acquitrino con vegetazione, anche profondo, una cosa della serie Isola dei famosi.
La paura che la pioggia si ripetesse in nottata è stata molta. Del resto quella famiglia ha anche chiamato i pompieri, nel pomeriggio, ma quando è stato detto ai vigili del fuoco che c’era acqua alta un metro, la risposta è stata più o meno questa: ci sono emergenze da due metri di acqua. Insomma, ieri c’era chi stava perfino peggio.
Il punto è che quella famiglia, ormai, convive con gli allagamenti: quattro in cinque anni. Conseguenza della pioggia ma anche, secondo chi vive in quella casa, conseguenza delle condizioni della cisterna che si trova a poche decine di metri da quella abitazione. Si tratta della cisterna per il contenimento e la gestione delle acque bianche, piazzata in uno dei punti più bassi del territorio urbano e dunque, lì va a finire tutto. Malfunzionante o non sufficientemente capiente, in condizioni particolari quella cisterna butta acqua a livello di una cascata, che tale non è semplicemente perché non c’è un dislivello considerevole. Ma di acqua ne esce tantissima lo stesso e va ad allagare il giardino accanto: quello della villetta in cui abitano padre, madre e tre figli. I quali, nel corso dei cinque anni, hanno dovuto cambiare vari mobili, hanno dovuto convivere con la paura, hanno stabilito una sorta di record. Dopo vari esposti, ieri hanno contattato l’avvocato. Desiderano che l’amministrazione comunale, o l’acquedotto, o comunque l’ente responsabile di quell’impianto, faccia verifiche e migliorie. Loro, a “migliorare” il record non ci tengono proprio.