C’era una volta il pane che potevi mangiare per giorni.

Ti ricordi? Bastava comprarlo la mattina e, se per qualche motivo ne avanzava, lo ritrovavi ancora buono il giorno dopo, o persino dopo qualche giorno.

Oggi, invece, dopo otto ore, il pane sembra essere uscito da una sessione di ginnastica pesante: gommoso, molliccio e tutto fuorché appetitoso.

Ma perché è cambiato tutto? Cos’è successo al nostro amato pane?

Il pane di una volta era preparato con metodi artigianali, usando farine meno raffinate e con tempi di lievitazione lenti, che permettevano alla mollica di svilupparsi bene e alla crosta di mantenere una consistenza croccante e resistente.

Gli ingredienti erano semplici, spesso solo acqua, farina, lievito e un pizzico di sale.

Lo facevano le nostre nonne alle prime ore del mattino e lo portavano al forno per informarlo.

Il risultato era un prodotto che poteva durare anche per una settimana.

Oggi, però, viviamo in tempi moderni, dove tutto deve essere veloce e conveniente, pane incluso.

Le farine che si usano oggi sono ultra-raffinate, praticamente spogliate di tutto ciò che un tempo dava struttura e durata al pane.

Così, il prodotto finale tende a perdere rapidamente l’umidità e, in men che non si dica, diventa gommoso.

Poi c’è la lievitazione. I tempi moderni non amano aspettare, e nemmeno l’industria alimentare.

Per questo, spesso si usano lieviti veloci, che accelerano il processo, ma non permettono alla mollica di formarsi correttamente.

Il risultato? Il pane sembra perfetto appena sfornato, ma il suo declino è rapido.

E vogliamo parlare della retrogradazione dell’amido? Non preoccuparti, non è complicato come sembra.

Questo processo naturale accade quando gli amidi nel pane si cristallizzano dopo la cottura, rendendo il pane secco e rigido.

Le farine raffinate che si usano oggi accelerano questo processo, facendoci sentire come se il pane fosse diventato vecchio in poche ore.

Ora, per essere onesti, c’è anche una componente commerciale. Un pane che diventa immangiabile il giorno dopo ti costringe a tornare a comprarlo ogni giorno, garantendo vendite continue.

L’industria del pane confezionato ha tutto da guadagnare da questa “deperibilità”.

Più pane che si butta, più ne compri. Una sorta di marketing spietato che gioca sull’abitudine di volere il pane fresco a ogni pasto.

Qualche consiglio pratico per salvare il pane dalla sua inevitabile “gommosità”?

Congelalo subito: Se sai che non lo consumerai tutto in giornata, congelalo appena possibile.

Poi, quando ti serve, scongelalo nel forno o nel tostapane per restituirgli un po’ di vita.

Usa un sacchetto di cotone o lino: Evita di conservare il pane in plastica.

Meglio optare per un sacchetto di cotone che permette al pane di “respirare”, mantenendolo morbido più a lungo.

Rinforzalo col forno: Se il pane inizia a perdere la croccantezza, passalo per qualche minuto nel forno a 180°C.

Non tornerà come appena sfornato, ma sarà un’ottima soluzione per evitare sprechi.

Rimpiangi anche tu i tempi del pane che durava una settimana? Non sei il solo! Ma con qualche trucco e un po’ di astuzia, possiamo almeno cercare di tener testa alle nuove regole della modernità… o magari tornare a quei vecchi metodi artigianali che rendevano il pane un po’ più speciale.

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