Di seguito un comunicato diffuso da Confindustria Taranto:

La beffa che si consuma ai danni delle imprese tarantine, tagliate fuori, finora, dagli interventi che si effettuano sul territorio – e parliamo soprattutto dei lavori in Ilva previsti dall’Aia e delle opere di infrastrutturazione portuale – non ci può lasciare indifferenti per almeno due motivi : il primo è che si tratta di una delle istanze più forti portate avanti da sempre da Confindustria Taranto ed il secondo è che parliamo di una delle condizioni indispensabili affinchè si crei ricchezza ed occupazione sul territorio, elementi imprescindibili per cominciare a parlare seriamente di ripresa.

Non possiamo pertanto che condividere e sostenere quanto denunciato sulla stampa dal segretario della Uilm di Taranto Antonio Talò – un argomento che sappiamo peraltro caro a tutte le sigle sindacali– e sottolineare quanto si sta invece verificando in dispregio di ogni aspettativa che sia i sindacati, sia questa Confindustria, avevano costruito attorno alla stagione di investimenti che si sta già avviando. Non possiamo consentire che sulla scorta di problemi di carattere sanitario ed ambientale che ci vedono purtroppo parte lesa si creino condizioni di lavoro di cui beneficiano invece aziende che arrivano da fuori. Al danno si aggiunge la beffa, verrebbe da dire.

Ed è davvero così.

Facciamo pertanto appello – per l’ennesima volta – alle istituzioni locali, ai nostri parlamentari, a tutti gli attori presenti sul territorio affinchè si faccia fronte comune per scongiurare questa beffa. Ai sindacati, ai quali ci accomunano ora come non mai le ragioni del lavoro e le giuste rivendicazioni di imprese e di lavoratori, proponiamo al più presto un confronto dal quale possano scaturire proposte operative.

Un’idea potrebbe essere la costituzione di un Osservatorio per gli appalti, una sorta di organismo di vigilanza, attenta e costruttiva, sull’applicazione delle regole e quindi sulla corretta attribuzione dei lavori alle ditte aggiudicatarie.

Al di là di ogni strumento utile allo scopo, tuttavia, occorre affermare il sacrosanto diritto che hanno le nostre aziende di lavorare per interventi che concernono i processi di risanamento del territorio, dai lavori di ambientalizzazione in Ilva alle bonifiche esterne.

Salvare l’Ilva, o comunque tutti i grandi insediamenti industriali che operano sul nostro territorio, non significa garantire alla città continuità di benessere e di occupazione: occorre che a lavorare siano anche le imprese che operano nell’indotto e dalle cui sorti dipende il futuro del territorio jonico nella sua interezza.

Ci aspettiamo, pertanto, che in questo senso arrivino le prese di posizione di chi, a vario titolo, è deputato a far chiarezza su quanto sta accadendo, prima ancora che il copione si ripeta per i lavori ancora in itinere, primi fra tutti quelli riguardanti gli ingenti interventi programmati per il porto di Taran

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