Oggi alle 18,30 l’amministrazione comunale inizia a parlare con la città di rigenerazione urbana. Il primo forum sul tema è in programma nella sala consiliare di palazzo ducale. Cittadini, associazioni, sindacati, si confrontano con gli amministratori.
Lunedì 11 marzo, stessa ora, replica: con le imprese.
Rigenerazione urbana: in termini poco eleganti, si tratta di scambio fra amministrazione e proprietari di suoli. In linea di principio è concessione di cubatura in cambio di qualità (vedremo come sarà espressa tale qualità).
L’operazione più importante al riguardo, al di là del provvedimento che è originato da una legge regionale (il sito martinanews.it parla di 630 nuove case, fra l’altro) può essere tranquillamente considerata, in una prospettiva più ampia di riqualificazione urbana, la costruzione del nuovo stadio al Pergolo e la conseguente dismissione dello stadio “Tursi”. Un’area superiore all’ettaro, in pieno centro cittadino. Ipotesi: farne area mercatale. Questi i rumors provenienti da palazzo ducale, per un’operazione del valore di una ventina di milioni di euro, nuovo stadio compreso.
Area mercatale per tre mercati alla settimana. Non succederà nell’immediato, ovviamente. Ma la prospettiva è quella. Un amministratore in particolare, il sindaco, avrà anche il tempo di spiegare, così, perché se considera quella parte della città importante per farne mercato, non lo fece quattordici anni fa, imponendo la costruzione del centro servizi anziché una piazza che sarebbe stata l’ampliamento di piazza D’Angiò e naturale ampliamento del mercato.
Con i quattordici anni che ne sono conseguiti, sia per quello che il centro servizi ha rappresentato per Martina Franca, un problema, sia per quello che il mercato ha rappresentato per la città: un problema. Quattordici anni di problemi, insomma, per quella scelta.
Chi scrive, andò a Carpi nel 2001, in rappresentanza dell’amministrazione comunale, sindaco Semeraro, vicesindaco Ancona, per valutare l’esperienza del centro servizi per il tessile dell’Emila Romagna. Al ritorno, chi scrive disse agli amministratori che il centro servizi non era assolutamente da costruire, perché sarebbe stato impossibile finanziarne la gestione (iniziavano ad avere problemi perfino in Emilia Romagna). Chi scrive non venne ascoltato.
Agostino Quero
Sono d’accordo.
Il campo di gioco su cui oggi insiste lo stadio era di proprietà della famiglia Aquaro che lo donò al Comune con vincolo di destinazione. L’inaugurazione dell’impianto, dotato semplicemente di una tribuna naturale, avvenne nel settembre del 1947 alla presenza dell’allora sindaco Alberico Motolese.