In queste ore il presidente del tribunale di Taranto, Antonio Morelli, comunica al consiglio giudiziario (organismo di carattere nazionale) che ai sensi di legge, la riorganizzazione del tribunale tarantino avverrà accentrando le sezioni e mantenendo, nelle sedi distaccate, dei servizi che non saranno comunque quelli delle udienze.
Così, venendo alla realtà martinese, quella che è attualmente la sede distaccata del tribunale diverrà archivio. Del resto l’amministrazione comunale ha dato, con delibera dell’11 aprile scorso, la disponibilità dei locali di palazzo ducale, per i prossimi cinque anni. E la legge non specifica che la disponibilità dei locali comunali sia necessariamente legata a continuare il tipo di servizio. I locali sono a disposizione del tribunale che organizza come vuole il lavoro. E per Martina Franca, il tribunale di Taranto pensa all’archivio.
Quella del 10 luglio prossimo sarà l’ultima udienza, nella sezione distaccata di Martina Franca del tribunale.
Anche l’Udai, unione degli avvocati italiani, sembra orientata nello stesso senso del presidente del tribunale e potrebbe ufficializzare, presso il consiglio giudiziario, questa posizione.
L’amministrazione comunale ne ricava, a fronte di una spesa per il mantenimento dei locali per cinque anni e di privarsi per cinque anni dei locali a palazzo ducale, un archivio. Un grande affare non deve essere stato, decisamente, per il Comune. D’altronde, nella delibera comunale (che oggi il vicesindaco Pasquale Lasorsa ha provveduto a inviare di nuovo alla stampa) non c’è riferimento specifico né a udienze, né ad archivio. Insomma, questa vicenda si è basata sul vago. Nessuno ha detto, per iscritto, cosa si dovesse fare per i prossimi cinque anni a palazzo ducale. Però ora l’amministrazione comunale deve dire con chiarezza se va bene l’archivio o ci si attendeva qualcosa di diverso (vedi le udienze) con la terminologia “mantenimento degli uffici giudiziari”. Chiarezza.
A proposito di archivi: non si pensa, per esempio, a quello, fondamentale per la nostra città, di Umanesimo della pietra, 150 quintali di carte, che sono in buona parte le carte del passato di Martina Ftanca e dei suoi sette secoli di storia. A quando una concreta ed efficace disponibilità per quello, che è urgente tutelare?