Nico D’Aversa ha detto di avere un alibi per la notte fra il 6 e il 7 maggio, quella in cui morì Marianna Brigida nel centro storico di Martina Franca. Il ventottenne martinese, che è in carcere a Taranto da oltre quaranta giorni, ha reso queste dichiarazioni oggi nell’incidente probatorio che era stato chiesto dal suo legale Martino Bruno e che si è svolto nell’aula gip del tribunale di Taranto. Incidente probatorio che è durato circa tre ore.
Nico D’Aversa ha ritrattato le dichiarazioni delle scorse settimane, quelle immediatamente successive all’incarcerazione che avvenne il 28 maggio e rese in quel modo, ha detto stamani, perché suggestionato. D’Aversa, insieme ad altri due martinesi, Giuseppe Montanaro (28 anni) e ad Andrea Luprano (22), era stato fermato dalla polizia la sera del 27 maggio e, appunto, il giorno successivo, i tre vennero incarcerati. E tutti e tre sono tuttora in galera. Devono rispondere delle accuse di furti, rapine e delle responsabilità legate alla morte di Marianna Brigida, 92 enne deceduta la notte fra il 6 e il 7 maggio nella sua casa di via Manzoni, centro storico di Martina Franca. Quella notte qualcuno entrò in casa sua.
Oggi Nico D’Aversa ha detto che, almeno per la morte dell’anziana, lui non era in quella casa e dunque non c’entra e, sostiene il suo avvocato, ritiene di avere dato elementi utili perché questo venga accertato. D’Aversa, al riguardo, ha chiesto al pubblico ministero Remo Epifani che lo ha interrogato assieme al giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Tommasino, di verificare i tabulati telefonici per l’orario in discussione, fra la mezzanotte e le due del 7 maggio.
All’incidente probatorio hanno assistito anche Giuseppe Montanaro e Andrea Luprano, accompagnati dai loro legali, rispettivamente Vito Cito e Donato Muschio Schiavone.