Ieri nel brindisino, a Cellino San Marco, è stato arrestato ed è ai domiciliari, un candidato a capo della polizia municipale. Aveva detto, anzi aveva scritto, di essere laureato e non era vero. Aveva presentato la laurea della sorella. Le accuse nei suoi confronti: falso, per esempio. Ma non sempre c’è l’arresto e non sempre, del resto, c’è il falso, la bugia.

Un esempio di casa nostra: a Martina Franca, dal 2008 e fino all’anno scorso i revisori dei conti evidenziarono, ogni anno nelle rispettive relazioni, che c’era una situazione a loro giudizio irregolare. Questo il caso o presunto tale: chi ha lavorato per un organismo che non era il Comune, come poteva scrivere nella propria candidatura, di avere lavorato per il Comune, requisito fondamentale per ottenere la stabilizzazione nell’ente?

Il caso, da cinque anni, è irrisolto almeno per come posto dai revisori dei conti dell’epoca. Nonostante sbraitassero, quelli dei revisori dei conti, tutto ok. Fino a prova contraria sono tutti innocenti, del resto.

Un pensiero su “Dire le bugie negli atti pubblici porta all’arresto”
  1. Non sbraitavano solo i revisori dei conti, ma anche politici che nel 2008 erano partito di opposizione come l’assessore Lasorsa in consiglio comunale ed il consigliere Martucci con i suoi coloriti e minacciosi interventi in una rete televisiva locale.

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