Renato Perrini cerca di mettere alle spalle le vicissitudini politiche di Berlusconi per risolvere le contraddizioni ioniche tra ambiente e lavoro: “Uniti possiamo farcela, diversamente falliremo e ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità”
La decadenza di Silvio Berlusconi da senatore continua ancora ad alimentare il dibattito politico, anche all’interno della provincia tarantina. Dopo le dichiarazioni dell’on.le Gianfranco Chiarelli, questa volta è Renato Perrini ad entrare nel merito della vicenda, chiedendo di affrontare concretamente e con immediatezza, i problemi del territorio jonico. Di seguito l’intervento di Perrini:
Quanto accaduto due giorni fa, come epilogo di oltre venti anni di caccia all’uomo da parte della sinistra italiana, non può che creare sconcerto in chiunque creda ancora nella libertà e nella democrazia. Chi, accecato dall’odio e dal rancore, oggi brinda all’uscita dal parlamento di Silvio Berlusconi avrà modo in futuro di riflettere sul grosso errore commesso, soprattutto quando i cittadini saranno chiamati a giudicarli con il voto, che rappresenta l’unico strumento insindacabile in una società realmente democratica. La sinistra e gli altri soggetti che non riescono ancora a individuare una loro esatta collocazione, privi di qualunque fondamento ideologico, sbagliano due volte: la prima ritenendo che Berlusconi si ritiri dalla vita politica; la seconda non considerando che insieme a Berlusconi, fuori dal Parlamento ci sono milioni di italiani che ne condividono i valori e sono pronti a battersi con lui. C’è tuttavia in ogni evento, anche il più drammatico, non per Berlusconi ma per l’intero Paese, qualcosa di positivo. Oggi con gli sciacalli sazi per aver divorato la preda, sarà possibile finalmente ritrovare quegli spazi di azione rivolta alle questioni più urgenti della gente e delle imprese. Messa da parte, mi auguro, la discussione sulla decadenza, si potrà cominciare a parlare dei veri problemi, sempre che il PD, in piena burrasca interna, con il sostegno di chi ha voltato le spalle a Berlusconi, sia in grado di proseguire nella azione di governo. Il nostro territorio in particolare ha bisogno che si affrontino con immediatezza e soprattutto con concretezza i tanti problemi sul tappeto. Dopo l’assegnazione dell’appalto per la copertura dei parchi minerali ad una ditta di Pordenone, si è pensato al Politecnico di Torino per affidare un’altra importante attività, mentre le aziende locali soffocano e l’unico intervento da parte della amministrazione consiste nel dare consigli alle imprese locali, invitate a consorziarsi. Non è di consigli che le imprese tarantine hanno bisogno ma di sostegno concreto da parte delle istituzioni locali. Occorre semplificare tutti gli iter burocratici velocizzandoli, ridurre le tasse locali, favorire l’accesso al credito, portare sui vari tavoli le istanze del territorio. Per questo occorre innanzitutto coesione, unità di intenti ma soprattutto di azione. E’ il momento di mettere da parte i troppi distinguo; non riesco ad immaginare alcuno che non voglia un ambiente salubre, come ritengo che anche il più radicale degli ambientalisti non potrà mai negare la necessità di garantire la occupazione. Si tratta allora di unirsi e confrontarsi per definire strategie comuni. Continuare a fronteggiarsi come se appartenessimo a comunità diverse non fa altro che avvantaggiare chi da sempre viene al sud per saccheggiarlo. Dobbiamo ribellarci alla logica del divide et impera e recuperare una identità di comunità che da troppo tempo abbiamo perso. Uniti possiamo farcela, diversamente falliremo e, allora , ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità fino in fondo.