Può sembrare folle andare a scomodare Erasmo da Rotterdam per parlare della rappresentazione teatrale “Ditegli sempre di sì”. In effetti, la follia è il tema dominante che fa scorrere la trama della commedia del grande Eduardo de Filippo andata in scena martedì sera al Teatro Verdi di Martina Franca. Ma la follia è anche il sentimento che spinge un gruppo di persone a salire sul palco e mettersi in gioco per far divertire. Facendo anche riflettere. Si tratta, ovviamente, di una sana follia, quel fuoco sacro che, come teorizzava il filosofo olandese rinascimentale, discende direttamente da Dio.
E proprio a questo concetto si rifà il regista nostrano (nell’accezione positiva del termine) Pasquale Nessa, che ha diretto la compagnia “Le Quinte/I Kennediani” con la consueta passione e professionalità. A fine spettacolo, infatti, il regista ricorda che Dio ci ha creati perchè ci vuole bene, e ci invita a riconoscere anche nel “matto” quella vena di poesia che ci conduce a vivere in funzione del bene nei confronti del prossimo. Un messaggio forte, che passa con naturalezza e leggerezza, grazie all’impegno, alla passione e alla cura del particolare che tutta la compagnia, davanti e dietro le quinte (è proprio il caso di dirlo) ci mette per offrire al pubblico del Teatro Verdi uno spettacolo di indubbio valore culturale e artistico. Ovviamente c’è sempre margine per migliorare, per continuare in questo grande sogno che si chiama teatro anche nella città di Martina Franca. Sarebbe lungo e forse noioso per il lettore sciorinare i nomi di tutti coloro che hanno reso possibile l’evento inserito nel cartellone della stagione teatrale patrocinata dal Comune di Martina Franca nell’ambito della scena dei Ragazzi 2012/2013.
E’ tuttavia opportuno sottolineare come tutti siano rigorosamente “made in Martina Franca”, dai costumi, alle luci, al suono, alla scenografia e all’allestimento, trucco e parrucco e quant’altro ruota attorno allo spettacolo, compresa l’attività di ricerca di sponsor e location dove si sono svolte tutte le prove. A dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, che il gioco di squadra paga. E il pubblico se ne accorge, perchè applaude e torna a casa contento. Che poi, è ciò che ogni “folle” che fa spettacolo si aspetta, appagato proprio da quella strana sensazione che l’applauso regala. E applauso sia.
Matteo Gentile