L’on.le Gianfranco Chiarelli, capo gruppo Forza Italia nella Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, accompagnato dal Geom. Renato Perrini dirigente provinciale Forza Italia, ha incontrato stamani la direttrice della Casa Circondariale di Taranto, dott.ssa Stefania Baldassarri, e i responsabili delle principali sigle sindacali del personale carcerario, (Giorgio Scarano coord. regionale SINAPPE, Marcello Palermo SAPE, Cosimo Filomena UGL, Angelo Sciabica OSAPP) per un confronto sulla emergenza sovraffollamento carceri.
Di seguito il comunicato stampa dell’ufficio di comunicazione dell’on. Charelli, con l’intervento alla camera del deputato jonico e una tabella riassuntiva sulla situazione delle carceri in Italia.
In avvio di incontro l’on.le Chiarelli ha espresso particolare apprezzamento per l’attività svolta dalla direttrice dott.ssa Stefania Baldassarri e da tutto il personale, guardie carcerarie, psicologi, educatori, volontari, in un contesto gravato da tantissime difficoltà.
Apprezzamento anche per la iniziativa “Cella in piazza” promossa in collaborazione con la Camera penale e la Università di Taranto. Iniziativa di grande valenza sociale e pedagogica.
L’incontro ha confermato quanto già ampiamente noto circa la grave emergenza che riguarda le strutture carcerarie italiane, oggetto di severa censura da parte della Commissione Europea per i Diritti Umani (nota sentenza Torreggiani).
La circostanza della prossima apertura di un nuovo padiglione, senza alcun incremento di personale, già sottorganico, è stata al centro delle richieste dei sindacati. L’on.le Chiarelli a riguardo presenterà nei prossimi giorni una interrogazione parlamentare.
Il carcere di Taranto, che ha caratteristica circondariale, ospita per circa i due terzi della popolazione soggetti in attesa di giudizio definitivo (Su 676 detenuti solo 237 scontano pena definitiva); moltissimi in regime di carcerazione cautelare. Il 45% è rappresentato da tossicodipendenti gravati dal reato di spaccio. A fronte di una pianta organica che prevede nr. 357 unità (per alcune organizzazioni sarebbero 405) la forza effettiva di guardie carcerarie è di 309.
E’ prossima la apertura di un nuovo padiglione in assenza di un adeguamento dell’organico.
Si profila dunque una situazione di particolare difficoltà nella gestione dello stabilimento di pena.
L’on.le Chiarelli, già conoscitore della situazione, anche in virtù della sua lunga esperienza professionale in ambito forense, condivide pienamente le preoccupazioni dei sindacati e del personale che opera nella casa circondariale di Taranto.
E’ necessaria una azione incisiva di riforma dell’intero sistema che rimuova alla radice le cause del sovraffollamento.
Oggi il combinato disposto dell’eccessivo ricorso alla carcerazione cautelare e la estenuante lungaggine dei processi, rappresenta la causa principale del sovraffollamento.
Il decreto 146, convertito di recente in legge, con il voto contrario di Forza Italia, rappresenta la classica “pezza” che il governo Letta ha inteso apporre ad un vestito ormai logoro che va totalmente rinnovato.
Per quanto rappresenti una sconfitta per lo Stato la soluzione di un provvedimento di clemenze avrebbe sicuramente prodotto risultati più concreti. Fermo restando la necessità inderogabile di mettere mano ad una seria riforma complessiva della Giustizia.
Questo l’estratto dell’intervento dell’on.le Chiarelli in fase di dichiarazione di voto alla Camera:
MISURE URGENTI IN TEMA DI TUTELA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DEI DETENUTI E DI RIDUZIONE CONTROLLATA DELLA POPOLAZIONE CARCERARIA.
«L’ampia e vivace discussione in aula non ha in alcun modo modificato la nostra valutazione chiaramente espressa in sede di commissione Giustizia ed esaustivamente esposta dal collega nel suo intervento di questa mattina in aula.
Non che Forza Italia sia contraria in linea di principio alla adozione di provvedimenti che puntino a rendere più dignitose, come è giusto che sia, le condizioni di vita dei detenuti.
Riteniamo però che il provvedimento presentato, per l’ennesima volta in forma di decreto dal Governo, non intervenga, come è richiesto, in modo strutturale, rimuovendo alla fonte le cause del sovraffollamento delle carceri italiane.
Lo stesso ministro Cancellieri negli ultimi tempi si è chiaramente espresso in tema di riforma della giustizia. Qualche giorno fa, come segnalano gli organi di informazione, ne ha chiaramente parlato in un incontro con i vertici delle Camere Penali Italiane.
Un atteggiamento nuovo, apprezzabile, che attendiamo però si trasformi in atti e fatti concreti.
Non è un mistero che ogni volta che si è introdotta la questione riforma della Giustizia si sia alzato un muro di gomma da parte della sinistra, ossessionata com’è dal timore di produrre un qualunque possibile vantaggio per il leader del centro destra.
Un ossessione che persiste anche dopo la illecita decadenza inflitta a Berlusconi che, grazie ai milioni di sostenitori che continuano a votarlo, resta e resterà sempre l’incubo di una sinistra giustizialista e incapace di confrontarsi sul piano politico.
Per questo temiamo che si continuerà a procedere con provvedimenti tampone come quello che stiamo discutendo.
Un provvedimento che mette le classiche pezze a colori su un abito ormai impresentabile.
Tutto l’impianto del decreto punta esclusivamente a ridurre la carcerazione e ad anticipare i flussi in uscita semplicemente aprendo le maglie di una giustizia che non è capace di garantire quel giusto equilibrio tra il diritto ad una carcerazione dignitosa e la domanda di sicurezza dei cittadini.
La strada scelta è quella di ridurre le sanzioni per gli spacciatori e di mandare di fatto liberi centinaia di extracomunitari, che delinquono, attraverso un provvedimento, quello della espulsione, che tutti sappiamo non avere alcun effetto pratico.
E’ di tutta evidenza che la unica preoccupazione del governo sia quella di dare risposte alla comunità europea che ha già condannato l’Italia e che, a seguito della sentenza Torreggiani, potrebbe infliggere ulteriori pesanti sanzioni economiche.
Non è possibile proseguire sulla strada della emergenza.
Ben altre sono le risposte da dare.
Lo abbiamo detto chiaramente nel nostro intervento: ci sono modi diversi di rispondere alle domande che ci pongono la comunità europea e allo stesso tempo i cittadini. Modalità diverse che tracciano il confine tra una visione garantista, liberale, ma rigorosa, e un modo di concepire il diritto come una rete a maglie variabili da modellare in base agli interessi di parte; strette, strettissime quando si devono colpire gli avversari politici, fino ad applicare retroattivamente la legge penale(!), estremamente larghe quando si difendono le proprie istanze.
Ridurre i reati è possibile, ad esempio, con più attenzione per la prevenzione. Con una politica che intervenga sulla economia creando i presupposti per lo sviluppo, riducendo le tasse, incentivando i consumi, aiutando le imprese ad essere competitive nel mercato globale, riducendo una burocrazia asfissiante. Aumentando quindi la occupazione.
Fornendo personale e risorse alle Forze di Polizia, sostenendo l’azione di intelligence.
Attuando un idoneo piano carceri.
Ma il modo più immediato, concreto, praticabile, possibile, ciò che da anni si sollecita da questi banchi è quello di procedere ad una riforma seria della giustizia che intervenga sulle principali questioni di fondo, come la estrema lungaggine dei processi, il ricorso abnorme alla carcerazione cautelare, lo snellimento delle procedure, la efficienza del sistema di sorveglianza.
Non si può mantenere in carcere chi non ha ancora subito una condanna neppure in primo grado!
E, ancora: non si possono attendere fino ad 8 anni per vedere concluso un processo!
La strada da percorrere quindi è sicuramente altra rispetto a quella imboccata dal governo: occorre dotare il nostro Paese di un sistema giudiziario al passo con in tempi, attraverso la informatizzazione piena delle procedure, il loro snellimento, la riduzione dei tempi per i processi, la limitazione del ricorso ai provvedimenti cautelari, l’introduzione della responsabilità civile dei magistrati.»
SITUAZIONE CARCERI IN ITALIA (DATI 2013) FONTE WEB ASS. ANTIGONE |
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% |
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ISTITUTI DI PENA |
206 |
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POSTI DISPONIBILI | 47.040 | |||||||||||
POSTI REALI SECONDO ASS. ANTIGONE | 37.000 | |||||||||||
DETENUTI | 65.891 | |||||||||||
DETENUTI IN ESUBERO | 18.851 | 40 | ||||||||||
IN ATTESA GIUDIZIO | 24.691 | 37 | ||||||||||
STRANIERI | 23.000 | 35 | ||||||||||
TOSSICODIPENDENTI |
25% |
TARANTO:
La media di detenuti presenti negli ultimi due anni è 650, a fronte di una capienza regolamentare di 235.
Detenuti presenti al 12/10/2012: 622; assenti temporanei: 18;
Caratteristiche socio-anagrafiche: donne: 33; giovani adulti: 56; adulti: 584.
Posizioni giuridiche: definitivi: 326; in attesa di giudizio: 182; appellanti: 52; ricorrenti: 48; semiliberi: 22.
Tipologie detentive: alta sicurezza: 99; precauzionali: 68; isolamento/osservazione: 8.
Detenuti stranieri: 60 (9,6%). Provenienza: Albania: 13; Romania: 12; Marocco: 9; Bulgaria: 7; Egitto: 4; Tunisia: 4; Nigeria: 2; Algeria: 1; Croazia: 2; Cuba: 1; Georgia: 1; Guinea: 1; India: 1; Macedonia: 1; Serbia: 1; Svizzera: 1; Ucraina: 1.
I ¾ dei detenuti sono tossicodipendenti, di cui 20 in trattamento metadonico.
Polizia penitenziaria: pianta organica prevista: 357 unità. Personale attualmente in servizio: 312, di cui 53 assegnati al Nucleo Traduzioni