Il coach della DueEsse elogia i propri ragazzi, capaci di giocare alla pari contro lo Scafati, pur cedendo nei secondi finali per 74-68.
La grande prestazione della DueEsse, che ha tenuto testa per 39′ minuti alla corazzata dello Scafati pur avendo alle spalle soltanto due settimane di preparazione, ha nel mister Alessandro Fantozzi l’artefice principale. Ce ne rendiamo conto ascoltandolo a fine partita, quando elogia il “cuore” della propria squadra e rende manifeste le basi su cui poggia il proprio lavoro quotidiano.
C’è più soddisfazione per la grande prova della sua squadra o più amarezza per la vittoria sfumata nei secondi finali?
Avendo giocato per vincere, l’amarezza per la sconfitta c’è, ma dietro c’è anche un realismo legato alla differenza tra le due squadre, al di là del tasso tecnico e di valori, colmato dal cuore dei ragazzi. C’è anche la soddisfazione per aver visto un gruppo che con sole due settimane di lavoro alle spalle ha tenuto testa ad una delle corazzate del campionato, forse la corazzata più importante. C’è la consapevolezza che lavorando possiamo arrivare ad una buona condizione. Rispetto alle altre squadre siamo indietro di tanto tempo e cercheremo di recuperare al più presto possibile. Ma la partenza, da un punto di vista dell’atteggiamento mentale e del cuore, è ottimo.
Si aspettava una gara del genere?
Mi aspettavo una partita con il coltello tra i denti, perché io ho sempre detto, alle squadre che ho allenato, che nello sport tutti vogliono vincere. L’importante è uscire dal campo senza recriminazioni, dando tutto quello che si ha in corpo. Noi lo abbiamo fatto, abbiamo lottato su tutti i palloni ma nelle fasi cruciali del match l’esperienza e la qualità di Scafati sono venute fuori. Quello che mi preme è vedere una squadra che non molla mai, gioca sempre fino all’ultima palla contro chiunque abbia davanti. Dobbiamo migliorare tanto dal punto di vista dell’organizzazione difensiva ed offensiva, ma il punto di partenza ci rende soddisfatti.
Gianni Cantagalli è stato il migliore in campo, con 24 punti, mentre lo Scafati ha messo a referto molti giocatori in doppia cifra. Pensa sia questa una delle chiavi della partita: La DueEsse ha avuto un solo terminale offensivo, mentre gli ospiti sono andati a segno con più cestisti?
Gianni Cantagalli è stato bravo ad approfittare del lavoro che la squadra ha creato. Gianni ha fatto un’ottima partita anche perché è stato messo nelle condizioni di fare dei buoni tiri e lui è stato bravo a sfruttare le occasioni. Questo è tipico di una squadra che non ha ancora un amalgama, una struttura, un affiatamento, anche perché non dimentichiamo che questi ragazzi giocavano insieme per la prima volta. E’ chiaro che lavorando da due settimane è difficile riuscire a vedere qualcosa di organico, ma la realtà è che abbiamo messo il cuore sul campo e questo è già un punto di partenza importante.
Può bastare il cuore per far bene in questo campionato?
Il cuore è una parte fondamentale, ma poi sono importanti anche la sagacia tecnica, la capacità di leggere tatticamente le partite in campo e tali qualità non si possono avere immediatamente. Mentre il cuore o ce l’hai o non ce l’hai (ed oggi abbiamo dimostrato di averne), su tutto il resto si può lavorare. Cercheremo di costruire una squadra il più divertente possibile che faccia riavvicinare i tifosi di Martina al basket.
Del basket si dice spesso che sia una scienza esatta, mentre oggi la DueEsse sembrava voler sfatare questo mito, andando più volte in vantaggio contro la squadra più competitiva del girone…
Alla fine i valori contano, ma nello sport, aldilà dei valori tecnici contano tanto anche il cuore, la voglia di fare, la voglia di combattere su ogni pallone e di misurarsi anche contro avversari che sulla carta sono più forti. Questo rende bello lo sport, dove non sempre la squadra più forte vince. Certo, sono situazioni episodiche e alla lunga, nel corso del campionato i valori vengono fuori. Ma nella partita secca al di là del valore tecnico, anche l’aspetto dell’atteggiamento, del cuore e della voglia possono far pendere la bilancia dalla parte del più debole.
Domenico Fumarola