Tra ieri ed oggi, 28 e 29 giugno, in Piazza XX Settembre è arrivatala Festa dell’Architetto. Una festa itinerante, inaugurata il 26 giugno scorso presso il Museo Diocesano di Taranto, istituita lo scorso anno dal Consiglio Nazionale degli Architetti per celebrare i 90 anni della fondazione degli Ordini professionali e organizzato quest’anno in forma itinerante dal Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Taranto.

Paolo Bruni, architetto martinese e vice presidente dell’ordine della provincia di Taranto, ha fortemente voluto che Martina venisse inserita nella programmazione finale dell’itinerario: “Non si può non parlare di architettura anche a Martina – ha dichiarato Paolo Bruni, che continua – il nostro obiettivo è quello di ridare valore al ruolo dell’architetto e questa festa ha l’obiettivo di far conoscere a tutti, cittadini e amministratori, che è possibile collegare funzionalità e qualità all’interno di un progetto di architettura“.

L’ordine vuole “riprendersi la scena” e diventare protagonista nella crescita del territorio. Questa II^ edizione rappresenta nuovamente una preziosa ed eccezionale occasione per l’intero ordine che, con tavole rotonde mostre fotografiche e d’arte, visite guidate, presentazioni di libri, concerti musicali e vari momenti ludici, proveranno a far conoscere e a diffondere i principi della buona architettura.

“Nel nostro territorio – continua Paolo Bruni – soprattutto grazie al boom dell’edilizia, non si vedono da anni progetti in grado di poter garantire oltre alla funzionalità anche una certa qualità. Abbiamo bisogno di più qualità in architettura e meno limiti burocratici che hanno in ogni caso un ruolo fondamentale nella tutela del territorio, ma nel loro complesso a volte diventano un muro invalicabile“.

“A Martina – conclude Bruni – è difficilissimo trovare esempi di progetti funzionali e, allo stesso tempo, qualitativamente validi. Bisogna certamente partire dalle periferie che, come dice Renzo Piano, sono le città del futuro“, quella dove si concentra l’energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli. C’è bisogno di una gigantesca opera di rammendo e ci vogliono delle idee in particolare nelle periferie, dove nessuno ha speso tempo e denaro per far manutenzione.

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