Avevamo deciso di non scrivere di un altro suicidio avvenuto questa mattina. Lo avevamo già fatto qualche giorno fa, scrivendo di quello di una donna malata da tanti anni di cancro, per la quale non c’erano più cure che le potessero alleviare il dolore. Ma lo avevamo fatto perché c’erano due notizie che potevano avere una rilevanza pubblica, la prima che il 118 non l’avrebbe voluta portare in ospedale, come ci aveva detto un familiare, per la mancanza di cure indolori e questo ci aveva sorpreso (e non poco), la seconda che tornava alla ribalta un argomento che ha fatto molto discutere: il suicidio assistito. Di quello del DJ Fabio ne ha parlato tutto il mondo. Stamattina è circolato immediatamente in città quello di un ragazzo che secondo radio popolo si era buttato giù dalla propria abitazione di Corso dei Mille. Il ragazzo era molto conosciuto, non è stato difficile risalire a lui e apprendere che era un bel ragazzo, fisico sportivo e faceva sport, aveva una donna dalla quale ha avuto due figli di tenera età e lavorava regolarmente in una azienda importante, all’interno della quale nessuno aveva notato comportamenti strani. Tutti coloro che lo conoscevano parlano di un ragazzo tranquillo, solare, attaccato alla famiglia. La cosa ci è parsa subito strana. Da una prima ricostruzione il fatto sarebbe avvenuto poco dopo le nove. Il ragazzo sarebbe in realtà caduto dal terrazzo, in quanto la sua abitazione è alle spalle da dove è stato rinvenuto. Probabilmente era vivo in quanto i soccorsi, chiamati da un automobilista che stava per investire il corpo per terra, lo hanno spostato in una strada adiacente e gli hanno prestato le cura. Da quel momento le voci sono contraddittorie. Non si sa se è arrivato vivo all’ospedale o deceduto prima. Ma dopo alcune ore, una voce si è fatta spazio ed è piuttosto attendibile: Il ragazzo sarebbe caduto mentre stava facendo dei lavori sul terrazzo. Non c’è una morte lieve rispetto ad un’altra, ma quello dell’incidente ci appare più dolce, per la sua famiglie e per le nostre coscienze. In un suicidio c’è la responsabilità di ciascuno di noi, per il mondo e la città che abbiamo costruito. Ora, le dicerie e le fantasie di una città calino nel silenzio e sostituite dalla preghiera, per un ragazzo, un bel ragazzo e per la sua famiglia.