Alle 187 a Montecitorio dinanzi alle Camere in seduta comune, Giorgio Napolitano pronuncerà per la seconda volta il giuramento da presidente della Repubblica. Paradossalmente, per essere rinominato già da oggi, deve formalizzare le sue dimissioni, prima di giurare ed entrare nella pienezza dei poteri (altrimenti sarebbe stato necessario attendere il 15 maggio, scadenza naturale del mandato).
La cerimonia sarà caratterizzata dal minimo indispensabile: giuramento di fedeltà alla Repubblica e poi il fondamentale discorso al parlamento, quello con cui Napolitano dirà il motivo dell’accettazione ad essere confermato capo dello Stato. Sarà il richiamo alla responsabilità da parte degli altri, da parte di chi ha avuto un esemplare gesto di responsabilità per il Paese.
Poi, da domani, via alle consultazioni per il governo: l’agenda è quella messa su dai dieci saggi. Giuliano Amato o Enrico Letta, il presidente del Consiglio incaricato.
Nel primo caso si tratterebbe perfino di un avvio alla successione di Napolitano. Nel secondo, sarebbe un notevole ringiovanimento. Peraltro Letta, che è il vicesegretario dimissionario (come tutta la segreteria) del Pd, deve anche fare i conti con la disastrosa situazione del partito. Domani riunione dei vertici per capire come gestire la fase precongressuale, dopo le dimissioni del segretario Pierluigi Bersani.
(foto: fonte ilmattino.it)