Parole dure, incisive, quelle dell’onorevole ed europarlamentare Cecile Kyenge, sabato scorso a Martina, in sala consiliare, per parlare di integrazione e di “mescolanze” con culture altre.
Ad accogliere la Kyenge vi erano l’assessore comunale alle politiche sociali, la dott.ssa Infante, l’Assessore alla Cultura, Prof. Antonio Scialpi, il console albanese Ermal Dredha, e le associazioni che hanno contribuito in maniera decisiva all’accoglienza dei profughi presso il campo Ortolini, tra cui la protezione civile, di Gianni Genco, e la Misericordia. Altresì erano presenti i consiglieri comunali Leggieri (commissione cultura) e Cramarossa.
Naturalmente non potevano mancare, precedendo già da giorni l’evento (che avrebbe invece dato occasione di dibattere dal vivo più che non dietro ad una tastiera), nel vespaio virtuale di facebook, quelle polemiche legate al famoso filmato del ministro che utilizza l’auto blu per scopi personali.
Ma l’europarlamentare è andata giù duramente “mi accusano di cosa? Di utilizzare la scorta? Ma nessuno ha mai verificato che la sottoscritta ha ricevuto delle minacce vere e proprie solo per il colore della mia pelle?”.
In effetti il discorso delle auto-blu ha catalizzato l’attenzione degli internauti rispetto invece ai temi più scottanti come la questione dell’inclusione sociale, e in riferimento ulteriore all’operazione “Mare Nostrum”.
Se poi vi è un rappresentate istituzionale di colore che utilizza la scorta, le auto blu e, persino, fa il ministro, è inevitabile la classica sovra – rappresentazione dello straniero (la Kyenge è italianissima) che “si arroga” diritti di cui ci si sente deprivati. Ecco che allora il dibattito sull’inclusione viene messo in secondo piano facendone conseguire opinioni fortemente razziste.
In realtà ognuno dovrebbe riflettere sul motivo per il quale solo quando si entra in contatto con culture “altre”, seppur in situazioni di emergenza (come gli sbarchi di gente che chiede, giustamente, di poter sfuggire da situazioni che violano i diritti umani più elementari – che per fortuna noi ancora possiamo vantare di possedere) si viene a conoscenza dell’esistenza di nuovi diritti. Diritti che appartengono all’umanità. Non ad un popolo in maniera esclusiva. Non vi è prelazione in tema di diritti universali.
Ha detto la Kyenge “una persona diversa non è un impoverimento, ma un arricchimento. Si tratta di capirli, questi diritti, di comprenderli sotto vari aspetti, culturali, antropologici, e della legislazione”. In tal senso la Kyenge ha chiaramente affermato che “a Bruxelles ho duramente risposto – a domande che sottolineavano la contraddizione dell’operazione Mare Nostrum – che se continuiamo a stringere affari con dittatori, presenti in quei paesi da cui si fugge, è normale che la gente tende ad emigrare”. E la realtà dei rapporti commerciali che vengono messi in primo piano rispetto ai diritti umani.
Ed ecco perché occorrerebbe parlare sì di Unione Europea (senza dimenticare che i primi trattati europei avevano una forte connotazione economica) ma anche di “nuovi diritti”. Ha affermato la Kyenge che “Mare Nostrum deve adesso entrare per forza nelle agende delle politiche europee. In Europa abbiamo 28 paesi, ma solo 7 di questi si preoccupano di accogliere gli immigrati”.
Parlare infatti di entità statali sovra-nazionali non avrebbe più senso se nella nostra cultura dei diritti in comune non riusciamo a comprendere che “salvare una persona deve diventare un atto normale”. Senza sprecare parole.