Di seguito un comunicato diffuso dal Corpo forestale dello Stato:

Grazie al pronto intervento delle squadre di spegnimento alle direttive del Corpo Forestale dello Stato a Crispiano è stato scongiurato un grave disastro ambientale in una zona – Gravina Miola – estremamente pregevole dal punto di vista naturalistico.

Per una volta,  il delitto (tale è infatti considerato il reato di incendio del soprassuolo boscato ai sensi della normativa nazionale) non è dovuto alla deliberata volontà di appiccare un incendio boschivo, ma all’incuria ed alla faciloneria con cui si tende a prendere sottogamba le possibili conseguenze di un comportamento “a rischio”.

È così avvenuto che solo il pronto avvio delle operazioni di spegnimento da parte delle squadre A.I.B. (antincendi boschivi) guidate dal Comando Stazione del C.F.S. di Martina Franca ha potuto evitare che un incendio che ha portato alla distruzione di una limitata superficie boschiva si trasformasse in un evento ben più distruttivo.

Le indagini svolte dal Corpo Forestale dello Stato hanno permesso di accertare che un anziano agricoltore, il quale aveva precedentemente ammucchiato in diversi cumuli i residui di potatura di alberi di olivo al fine di distruggerli per mezzo della combustione, li ha incautamente incendiati, incurante del fatto che uno di tali cumuli fosse a diretto contatto con la pineta. In breve, il fuoco si è propagato agli arbusti ed agli alberi del bosco, e di sicuro avrebbe provocato danni gravissimi se il pronto intervento delle squadre addette allo spegnimento non avesse delimitato e spento l’incendio. Ad andare bruciati sono stati alberi di Pino d’Aleppo e cespugli di specie tipiche della macchia mediterranea per un’ampiezza di un centinaio si metri quadrati, superficie la cui estensione poteva essere ben maggiore, con rischi ben più rilevanti dal punto di vista ambientale e da quello dell’incolumità delle persone.

Non bisogna infatti dimenticare che agli addetti allo spegnimento – e non solo: anche ad eventuali altre persone a qualsiasi titolo presenti nell’area interessata dall’incendio boschivo – possono derivare gravi rischi ed occorrere imprevedibili infortuni nel corso dell’evento incendiario.

A tutto ciò si aggiunge il danno prodotto e quello – fortunatamente sfiorato ! – che si sarebbe potuto produrre con l’estensione dell’incendio a tutto il soprassuolo vegetale della gravina. All’interno della gravina un bosco assume una connotazione particolare, in quanto esso si arricchisce di tutta una serie di peculiarità legate all’impervia conformazione del luogo, alla scarsità di terreno – tranne che sul fondo della gravina stessa -, al periodico avvicendarsi di luce ed ombra a seconda delle ore della giornata e della stagione, alla presenza di specie animali, altrove rare o sporadiche, le quali si avvantaggiano della difficile accessibilità della gravina stessa e dell’intrico della vegetazione per sfuggire all’Uomo, ecc.

Non va dimenticato a tale proposito che la ricchezza di forme biologiche e strutturali che si realizza nelle gravine ha portato all’istituzione in provincia di Taranto del Parco delle Gravine, allo scopo preciso di  tutelare la componente biologica di tali formazioni geologiche uniche nel territorio nazionale.

 E proprio nella salvaguardia dell’ambiente incontaminato di una fra le più belle gravine del Tarantino il Corpo Forestale dello Stato ha profuso il suo massimo impegno, perseguendo il risultato estremamente positivo di minimizzare i danni procurati dall’incendio oltre a quello di assicurare alla giustizia il responsabile, per la cui condotta criminosa (incendio boschivo colposo), sanzionata dall’art. 423 bis del Codice Penale, è prevista la reclusione da uno a cinque anni.

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