A scrivere al Comune di Martina Franca è il senatore leghista Calderoli. Vicepresidente del Senato, già ministro delle riforme (e co-firmatario del disegno di legge elettorale che lui stesso poi si affrettò a definire “una porcata” – da qui il nome “Porcellum”). Anche a Martina si potrà firmare per raccogliere le firme necessarie al referendum abrogativo della legge che chiudeva le “case chiuse”. La Lega già dal 2014 aveva in mente di abrogare la famosa (o famigerata – dipende dai punti di vista) “Legge Merlin”. Il titolo dell’iniziativa riguardante la raccolta di firme per l’indizione di un referendum volto a mettere fine alla legge 20 febbraio 1958, n. 75 nota come legge Merlin (dal nome della promotrice nonché prima firmataria della norma, ovvero il senatore della Repubblica Lina Merlin) è infatti il seguente : “Liberiamo le strade delle nostre città, tassiamo la prostituzione”.
L’idea, tutta leghista, di tassare la professione “più antica del mondo” prende spunto da una sentenza della Corte di Cassazione del 1º ottobre 2010, n. 20528, la quale ha stabilito che la prostituzione tra adulti deve essere soggetta a tassazione, poiché è un’attività “lecita”.
Infatti la prostituzione non è reato. Ma il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione si.
La stessa Suprema Corte ha riconfermato, con la pronuncia 13 maggio 2011, n. 10578 che il meretricio è effettivamente da considerare come “un’attività normale” e con la medesima ha affermato che «l’articolo 36 comma 34 bis della Legge 248/2006, facente capo alla Legge 537/1993 articolo 14 comma 4 ed all’articolo 6 comma 1 del D.P.R. 917/1986 T.U.I.R., ha implicitamente modificato la Legge 75/1958 agli articoli 7 e 3 comma primo numero 8, derogando i rispettivi dettami ai fini fiscali».
La prostituzione perciò è tassabile. E su questo punto i leghisti hanno dimostrato di essere “al passo coi tempi”. Ma in realtà non è proprio così. La Lega effettivamente vuole mettere nel cassetto “una legge di 60 anni fa che non ha risolto il problema, ma anzi ne ha accentuato i risvolti drammatici andando a favorire la criminalità organizzata e il proliferare della prostituzione di strada. A questo si aggiunge il degrado urbano e l’insicurezza che si crea nei quartieri in mano ai padroni della prostituzione.
Ciò che suscita perplessità, nell’iniziativa, è il contenuto ad alto contenuto populistico, specialmente in questo periodo elettorale dove la gente invoca pulizia su tutti i fronti: dagli abusivi “Rom” agli immigrati clandestini, passando per le prostitute che “sporcherebbero” le città, i centri storici, o i vari “Lungomare”.
Occorre, a mente lucida, analizzare meglio la questione della prostituzione accorgendosi che il modello prostituzionale “di strada” è solo l’ultimo fanalino di coda di un fenomeno che, nei suoi risvolti affaristici e di sfruttamento, è allargato su altri fronti. Si pensi alla “cyber-pornografia”, dove migliaia di ragazze (anche italiane) dietro ad una webcam si vendono comunque assecondando i sempre più eterogenei gusti dei consumatori. Si pensi al modello prostituzionale “di accompagnamento” (le “escort”, anche italiane) che, certamente, non battono in strada, né possiedono papponi o “prosseneti” di sorta. Si pensi agli annunci personalissimi transgender dove sensualissime transessuali, col passaparola, “lavorano” in casa. Certo, se andassimo a Bari, sul lungomare, per individuare chi sono le prostitute rimaste ancorate al vecchio modello “di strada”, scopriremmo che sono straniere. Ah, già, la Lega non ama gli stranieri.