L’assessore al bilancio, Lorenzo Basile, ha inviato ai giornali la sua relazione letta durante il consiglio comunale: sono quattordici pagine in cui, oltre ai numeri, si leggono parole di sconforto per l’impossibilità di gestire in modo concreto le finanze pubbliche.
Primo problema: che “bilancio di previsione” è quello approvato a fine novembre? L’unica previsione di spesa è quella che potrebbe essere fatta nel mese di dicembre. Si tratta in realtà, come ammette lo stesso assessore all’inizio del suo discorso, di “una forzatura contabile”, dato che si è approvato un consuntivo.
Poteva essere fatto di più? Forse si, dato che come si ricorda, «più volte, già da dicembre dello scorso anno con il sindaco, la giunta e la maggioranza si erano organizzati degli incontri per discutere e pianificare il bilancio 2013, onde evitare di trovarci nella stessa situazione del 2012».
Questi incontri sono stati vanificati, secondo l’assessore, da una serie di problemi esterni al Comune di Martina: «l’ingorgo normativo e legislativo, il proliferare di circolari, decreti spesso sovrapposti e in conflitto tra loro hanno impedito di avere un quadro non dico chiaro, ma quanto meno sufficientemente chiaro per poter avere contezza delle entrate».
Senza capire quali siano le entrate, come si fa a capire quali siano le spese che ci si può permettere? Eppure delle spese sono state fatte, più o meno prevedibili secondo i casi, per poter avere la possibilità non solo di organizzare manifestazioni, ma anche di pagare i versamenti a scuole e altri edifici pubblici per i servizi di base, gli stipendi e le previsioni di spesa dei dipendenti comunali, i versamenti alla Tradeco e alla Cisa e così via.
Il resto del testo continua poi con l’elencare difficoltà oggettive, come l’Imu, «un’imposta che nel giro di due anni dall’entrata in vigore ha subito ben 15 modifiche» e si lascia andare a uno sfogo nervoso quando dice che «dopo la TRISE, la TASI, la TARI, il TUC si materializza, lunedì 24 novembre, l’ennesimo sforzo di fantasia da parte del governo con l’esordio della IUC (imposta unica comunale). Se chi ci governa avesse sfornato provvedimenti chiari e di reale sostegno alla crescita con lo stesso ritmo con il quale ha sfornato acronimi probabilmente si sarebbero risolti la metà dei problemi di questo paese».
A proposito dell’Imu: il comune non ha ancora ricevuto dallo Stato centrale i fondi che gli spettano derivati dalla famosa seconda rata, né gli è stato comunicato quando potrà finalmente ottenerli. Si tratta di circa un milione e cinquecentosessantamilla euro che il comune aspetta e non sa se e quando avrà.
La mazzata più grossa è l’abolizione del fondo di riequilibrio e la creazione del Fondo di Solidarietà comunale. Questo significa che il nostro comune, invece di ricevere, come previsto, quattro milioni e centosettemila euro, dovrà dare un milione e duecentosessantamila euro allo stato, che si è trasformato da ente assistenzialista in moloch mangiasoldi.
Questo bilancio apre una brutta finestra sul 2014: cosa ci dovremo aspettare? Il timore più sentito è quello che può più facilmente accadere, ovvero l’inasprimento delle tasse comunali e l’impoverimento progressivo dei cittadini. Le spese dello stato aumentano; lo stato per tappare i suoi buchi aumenta le sue tasse e stringe i cordoni della borsa e l’assessore Basile allarga le braccia sconsolato. Sostenere, come hanno detto alcuni, che “bisognava rimanere con la Tarsu” significa ignorare il decreto che ha reso la Tares obbligatoria a tutti i comuni. Non resta che sperare in un futuro migliore, ma guardando l’orizzonte non si vede un bel tempo, indipendentemente dagli assessori o dai consiglieri comunali.
Daniele Milazzo