«Ritengo sia rischioso che la ASL/TA non abbia neanche avviato le procedure per le eventuali conciliazioni con i 51 ex – stabilizzati della nostra provincia». A sottolinearlo è il consigliere regionale Francesco Laddomada, in qualità di componente della terza commissione consiliare Sanità e Servizi sociali, che torna ad interessare l’Assessore Attolini e il Direttore della ASL/TA Scattaglia.
La vicenda è ormai vecchia. Il licenziamento delle unità “stabilizzate” dalla Regione e poi dichiarate illegittime dalla Corte Costituzionale, ha causato un vero terremoto nel già precario equilibrio della sanità ionica. 51 dipendenti dell’Asl, tra cui 36 medici hanno perso il posto di lavoro a tempo indeterminato ormai un anno fa e in cambio si sono visti offrire dall’Asl un incarico trimestrale. Già a suo tempo la questione aveva causato un vero terremoto, con le sue ripercussione anche a Martina Franca. Per il presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Taranto, Cosimo Nume, questa vicenda sta rappresentando «il fallimento della buona politica e della buona amministrazione cui tutti in questa regione aspiriamo, per non aver saputo procedere alle stabilizzazioni con procedure inoppugnabili e per non aver saputo o voluto adottare contromisure che garantiscono i livelli occupazionali, e le speranze di futuro, individuale e collettivo, di centinaia di lavoratori, alcuni dei quali ultra-cinquantenni, che per anni hanno speso le proprie professionalità nelle strutture sanitarie».
“Le stabilizzazioni – aggiunge Laddomada – determinate dalla L.R. n. 40/2007, abrogata dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 42 del 2011, hanno costretto numerose ASL pugliesi a attivare procedure di conciliazione con i lavoratori anche a seguito delle iniziative, dinnanzi al giudice del lavoro, promosse da questi ultimi. Basti pensare che l’ASL/FG non ha attivato alcuna procedura di de – stabilizzazione, l’ASL/BAT ha proceduto alla conciliazione, con delibera del C.S. n. 1127 del 18/7/2011, con tutti i 70 medici precedentemente coinvolti nelle procedure di de – stabilizzazione, stesso percorso è stato intrapreso dalle ASL di Bari e Lecce. Occorre evidenziare, d’altronde, che questa impostazione metodologica era stata chiaramente delineata dalla circolare Fiore del dicembre 2011 che autorizzava i manager Asl ad interrompere il percorso di annullamento dei contratti per 530 operatori sanitari (medici e infermieri) e ad avviare procedure conciliative dinanzi alle direzioni provinciali del Lavoro per reintegrarli”.
La maxi-sanatoria di Natale, dunque, era partita e consentiva il reintegro al posto di lavoro nelle Asl di tutti quei 530 operatori ai quali la Corte Costituzionale, come già detto, aveva negato la stabilizzazione, annullando le assunzioni a tempo indeterminato concesse dalla legge regionale 42 del 2010. Per il consigliere Laddomada appare quanto meno discutibile che la ASL di Taranto, a differenza delle altre ASL pugliesi non abbia quanto meno intrapreso le procedure di conciliazione con i 51 medici, nonostante Taranto, Martina Franca e tutta la provincia, al di là degli aspetti giuridici della vicenda, vivano una particolare e grave situazione da un punto di vista ambientale e sanitario a causa della vicenda Ilva.
Il rischio – conclude Laddomada – è che oltre al disagio che stanno vivendo queste famiglie che vedono dense di incognite il loro futuro lavorativo, alla già accennata situazione ambientale e sanitaria, l’ASL si ritrovi a dover affrontare un contenzioso non indifferente generando un gravoso danno erariale alla stessa ASL.

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