Le forti criticità ambientali hanno comportato l’inserimento di Taranto e dei comuni di Statte, Montemesola, Crispiano e Massafra, tra i SIN (acronimo di “siti di interesse nazionale”) per le bonifiche, dato il forte inquinamento ambientale.
Nel territorio di Taranto vi è una notevole concentrazione di insediamenti industriali : l’Ilva (circa 9 mln t/a di acciaio), la raffineria ENI (6,5 mln annui derivati da petrolio) con il suo deposito (riserve strategiche nazionali, 135 serbatoi fuori terra per una capacità di 2.000.000 mc ), le due centrali termoelettriche ex Edison passate all’Ilva (circa 1100 mgw), la centrale ENIPOWER (87 mgw), la Cementir (900 mila t/a di cemento), due inceneritori, la discarica Italcave (complessivi 6 mln mc), le discariche dell’Ilva (tra cui una “2C”).
Il 16 settembre prossimo ci sarà l’udienza per l’inchiesta “ambiente svenduto”, e la città di Taranto si è costituita parte civile chiedendo un risarcimento di 10 miliardi di euro. Tra i cinque comuni sopra menzionati, solo il comune di Statte si è costituito parte civile. Dichiara il consigliere Avv Francesco Laddomada (commissione Ambiente in Regione) “Lascia basiti il fatto che i comuni di Montemesola, Crispiano e Massafra, invece, non abbiano fatto altrettanto”.
Pertanto Laddomada ha costituito un comitato per indurre i cittadini dei paesi sopra menzionati a firmare per chiedere di costituirsi parte civile al processo. “Un’azione che consentirebbe in futuro – allorchè la giustizia verifichi la responsabilità degli imputati – la possibilità di ricevere somme consistenti”. Somme che, effettivamente, poi sarebbe difficile ottenere dallo Stato per bonifiche o quant’altro.
Nel territorio tarantino si è stimato attualmente un numero di 1000 ammalati dcon varie patologie. Il comitato ha girato anche un spot che andrà in onda martedì prossimo su alcune emittenti televisive locali e, auspica il consigliere Laddomada: “occorre affrettarsi a firmare entro il 15 settembre per far sì che anche i comuni di Montemesola, Crispiano e Massafra, cittadine limitrofe all’Ilva, possano ottenere quanto è giusto che ottengano”.