È errato credere oggi che i giovani siano tutti bulli, superficiali, poco attenti alla nostra cultura e completamente immersi nei videogame; erroneo è anche sostenere che i ragazzi leggano poco. Per evitare generalizzazioni che possono danneggiare qualcuno, si può dire, molto più semplicemente che alcuni ragazzi non leggono, altri leggono pochino, altri ancora abbastanza, infine vi sono coloro che “divorano” i libri. Ma, a sentire gli esperti, la lettura non è proprio al centro degli interessi dei più giovani. Diligentemente, gli insegnanti assegnano, in particolar modo per le vacanze, un certo numero di libri da leggere durante l’ozio estivo: non di rado tra gli alunni c’è chi si sottrae all’obbligo, che in realtà dovrebbe essere un piacere. Ogni scuola elementare o media, perché è proprio in questi anni che la lettura può diventare o meno compagna del tempo libero, possiede una propria biblioteca interna, vengono assegnati mensilmente libri da leggere e in alcuni casi è richiesta dagli insegnanti una scheda di lettura che ha lo scopo di sviluppare le capacità di sintesi del lettore oltre a dar dimostrazione di aver svolto il compito. Questo metodo però non è assunto da tutti gli istituti e accade quindi che un ragazzo, pur non avendo terminato un libro, alle volte senza neanche leggerlo, lo riconsegni in biblioteca. Generalmente i professori di italiano, ma anche quelli di altre discipline, invogliano i ragazzi alla lettura e sentono come un preciso dovere culturale inculcare nei ragazzi l’amore per i nostri scrittori, per le origini della nostra lingua e la conoscenza dei letterati contemporanei, che non possono certo dirsi meno fondamentali che dei grandi del passato. I docenti indirizzano i ragazzi ad approcciarsi ai testi più adatti, dotati di un valore letterario e linguistico, per lo più di autori italiani. Ma perché è così ostile la lettura alle nuove generazioni come le abitudini sono cambiate negli anni? Fino a non molto tempo fa era il fumetto a colorare e divertire i pomeriggi dei ragazzi, che guardavano sì la televisione, ma in un numero di ore molto limitato confronto ad oggi. Il fumetto era la maniera più amichevole per avvicinare i bambini alla lettura, rapiti spesso da immagini divertenti che incuriosiva e lasciava scivolare tra le dita le pagine velocemente, oggi però i ragazzi cosa leggono? La nostra indagine spazia a tutto campo raccogliendo le testimonianze di: bambini, diretti protagonisti della nostra ricerca, docenti, edicolanti e genitori. Ogni singolo attore risulterà fondamentale per l’avvio alla lettura e ha potuto darci indicazioni ben precise di come nel tempo sono mutate le cose. I ragazzini da noi raggiunti, tutti di Martina Franca, ci hanno confessato che leggere un libro è noioso, che preferiscono “smanettare” al pc, ormai ne hanno padronanza assoluta; gli edicolanti della nostra città sottolineano un calo di vendite che si aggira a circa il cinquanta per cento di riviste per ragazzi, negli ultimi dieci anni, un vero e proprio crollo; i docenti a cui spesso viene affibbiato il difficile compito di stimolare e incuriosire gli adulti del futuro ci spiegano inoltre che il più delle volte i testi non vengono letti a scapito della forma espressiva e della scrittura dei giovani i cui scritti sono sempre più sterili manifestando pesanti errori di grammatica. Per concludere una bella chiacchierata l’abbiamo fatta con alcune coppie di genitori ai quali abbiamo chiesto quale fosse stato l’ultimo libro regalato al proprio figlio, le risposte sconcertanti “I ragazzi oggi non vogliono libri, ma apparecchi tecnologici…” ergo, sempre meno ragazzi ricevono libri in regalo. Il guaio è che le nuove generazioni vanno educate alla lettura, che devono vivere non come gesto forzato e obbligato, ma come momento di conoscenza, immergendosi nelle storie, tante e ben scritte che oggi troviamo nelle librerie che dedicano intere collezioni alla lettura per giovanissimi. In libreria ci dicono infatti che i ragazzi amano le storie che parlano di loro, storie in cui possono riconoscersi, ma anche storie che li aiutano a scoprire qualcosa del mondo che li circonda, perché le domande che si pongono sono infinite e spesso non sanno dove andare a prendere le risposte. Un libro deve far nascere domande, più che dare risposte solo così stimolerà la voglia di sapere. Il libro non è un conforto, né un rifugio, esso non è una via di fuga dalla realtà, ma semmai un modo di guardarla, conoscerla e scoprirla con occhi diversi. La lettura ci permette di viaggiare lontano stando seduti in poltrona, di spostarci nel tempo, come fosse un viaggio fantastico. Avviare i ragazzi alla lettura è un gesto che deve partire dalla famiglia sin da piccolissimi, avvicinando i bambini ad un mondo che permetterà di migliorare le forme espressive e stimolerà la creatività compositiva.
Sia chiaro che non occorre riempirci di valanghe di libri solo per far bella la nostra libreria se poi non ne abbiamo conoscenza; un grande personaggio delle cultura, Federico Zeri, asseriva che non era appunto la quantità di nozioni assimilate a fare la differenza, ma il modo con cui anche una piccola parte di esse veniva assunta, immagazzinata e fatta propria nell’uso quotidiano. È questo l’obiettivo: affiancare a quella fetta di lettori infaticabili, di cui non possiamo non evidenziare la presenza, tanti altri che per diletto riescano ad abbandonare il pc, per qualche ora per gustarsi un bel libro.
Evelina Romanelli