Il Natale è la festa dei bambini, e questo si sa da tempo, assieme al fatto che per gli stessi il Natale potrebbe anche durare tutto l’anno, vista l’aura magica che le festività hanno: regali, vacanze e clima festoso la fanno da padrone fino all’Epifania, che – secondo l’antico detto popolare – “tutte le Feste porta via”.
Dal 7 gennaio infatti la vita torna alla normalità: bambini a scuola e adulti che tornano a fare i conti col lavoro (per chi ce l’ha) e con la quotidianità. Se qualcuno però fosse capitato a Martina Franca almeno fino a ieri sera, avrebbe potuto tranquillamente pensare due cose: o che il Natale a Martina duri davvero oltre il 6 gennaio, oppure che in città si goda dell’extra-temporalità, artificio che fino a ieri si trovava soltanto negli scritti di fantasia, come le fiabe per bambini. Ieri sera bastava infatti fare un giro per strada, per scorgere un qualcosa di strano e fuoriluogo: i 28 «punti-luce» della città dove sono state installate le luminarie natalizie (fra i quali le “solite” via Taranto e Corso Messapia, oltre a zone scarsamente considerate in passato, come via Massafra) sono infatti ancora attivi.
Giova a questo punto fare un passo indietro. L’Amministrazione, con Delibera di G.C. n. 187 del 7 novembre 2012, analogamente agli anni passati, aveva approvato l’allestimento delle luminarie natalizie nelle principali strade del centro urbano compreso l’anello viario extramurale della Città, al fine di “costituire un momento di coinvolgimento, di aggregazione sociale e conferire alla nostra Città occasione di visibilità e risonanza sotto il profilo culturale-turistico”, approvando un impegno di spesa di 30.000 euro IVA compresa, relativo alla fornitura a noleggio, compreso il montaggio e lo smontaggio del materiale. Secondo gli accordi presi fra Comune e ditta installatrice, la corrente elettrica doveva essere scollegata il 7 gennaio e l’impianto medesimo dovrà essere dismesso, improrogabilmente, entro il giorno 12 gennaio 2013.
Il 7 gennaio è già passato, ma i tralicci continuano ad essere accesi, generando il dubbio che chi di dovere non sappia che le festività sono ormai terminate, oppure che a qualcuno piacciano parecchio LED e giochi di luce, anche dopo la Befana. E sempre chi di dovere potrebbe portare a propria discolpa la constatazione che negli scorsi anni l’illuminazione è rimasta installata ed alimentata ben oltre la metà di gennaio, ma questa non è certo una scusa valida. In tempi di spending review, di tagli alla spesa pubblica, di servizi che arrancano e di lamentele dei cittadini, continuare a tenere le luci accese sortisce due effetti: dà alla città un’immagine di dubbio gusto viste le festività ormai abbondantemente terminate, e contribuisce ad un ovvio spreco di corrente elettrica (prodotta con le centrali termoelettriche, fortemente inquinanti), che crea un’evidente distonia con l’impegno dell’Amministrazione verso le tematiche ambientali. Chi paga per questo consumo inutile? La risposta (ovvia) la lasciamo ai lettori.
Carlo Carbotti