Il Martina Calcio non c’è più. Finisce per la seconda volta miseramente, la storia del calcio a Martina. Già in un’altra occasione c’era stata la messa in liquidazione della società. Stessa sorte toccherà anche questa volta. Probabilmente si riuscirà ad evitare il fallimento, grazie alla fideiussione sottoscritta da Scatigna che andrà persa ed al contributo che arriverà dalla Lega, ma non si riuscirà nemmeno a ripartire da una serie inferiore. E’ la sconfitta di tutte le parti, nessuna esclusa. Innanzitutto la crisi economica che ha influito anche sul calcio. La sorte capitata al Martina appartiene oramai a tante società, alcune anche di serie maggiore. L’imprenditoria martinese, spesso e volentieri è stata nominata e sollecitata da alcuni avventurieri che si sono avvicinati alla società che non abbiamo mai capito da cosa fossero motivati, visto che non era nemmeno la loro città. Lippolis, Tilia ed infine un poco o più ragazzino che ha cercato di fare cose più grandi di lui. Già, gli imprenditori che in tutti questi anni hanno garantito soldi e sponsorizzazioni, prima con la cordata di Chiarelli, con i Cassano capofila, poi con quella di Muschio Schiavone con Scatigna. La fine è stata esattamente la stessa. Perché? Come detto le cause sono tante. La crisi in testa. Poi ci mettiamo delle Amministrazioni comunali che non hanno mai aiutato la squadra di calcio della città, anzi. In particolare, l’ultima si è messa sempre di traverso ed alcuni Consigli comunali ne sono la prova più evidente. C’è poi lo ‘stress’ da calcio. Una società non può durare più di tre anni, poi dovrebbe lasciare la mano. Infine i tifosi. A Martina va poca gente al campo, uno dei motivi è sempre la crisi economica, l’altro la pay-tv alla quale si è aggiunta anche quella della Lega. Risultato poche centinaia di persone comprano un biglietto. In tanti scrivono, animano i social, ma poi pochi vanno allo stadio. I tifosi veri si riducono a quel numero che ha seguito anche in trasferta la squadra, rinunciando alla famiglia, al lavoro e spesso con aggravi economici. Poco più di un trentina, ma a parlare sono 100 volte di più. Anche la stampa ha delle responsabilità, soprattutto quella che scrive a comando, parlando di una realtà virtuale o come importanti quotidiani i cui giornalisti fanno la cronaca senza nemmeno aver visto la partita allo stadio. Addirittura pochi giorni fa si è scritto che il Martina si sarebbe iscritto con riserva. Una bufala.  Ci sarebbe ancora molto da parlare, ma si entrerebbe nel penale, in quanto il calcio è diventato un brutto ambiente con faccendieri che ricorrono a degli illeciti di tutti i tipi. Un brutto mondo ed è il motivo che la gente seria si è allontanata. Bisognerebbe fare una vera e propria autocritica senza cercare un colpevole ad ogni costo, perché qui siamo tutti colpevoli. La speranza è ripartire, magari con una strategia diversa che metta al primo posto quello che è sempre mancato a Martina: UN VIVAIO. Le uniche società che riescono a sanare i bilanci sono proprio quelle che investono nei giovani, l’Empoli è un esempio.

Tutte le componenti si devono liberare delle zavorre. Sono dappertutto, non solo negli imprenditori, come quelli che diventano titolari di quote importanti senza avere nemmeno gli occhi per piangere, ma anche nei tifosi. Ci auguriamo vengano intanto restituiti quei soldi presi con la scusa di comprare 100.000 euro di quote societarie che è sembrata da subito una ballonata grande quanto una casa. Forse c’è una strada. Stiamo cercando di percorrerla con alcune persone serie, ma solo per ricominciare, magari da una serie più bassa. Tenendo presente che Casarano e Barletta sono in Eccellenza. Proveremo a farlo senza proclami sui social o articoli sui giornali. Lo faremo perché questo gruppo editoriale ha raccontato la storia della propria squadra da circa 40anni ed è l’unico che conosce tutti gli ambienti. Un esempio è il Grottaglie che proprio noi riuscimmo a salvare dopo Fiorino. Ma in questo momento cali il silenzio su una vicenda che ci vede tutti colpevoli. E’ la miglior cosa

Antonio Rubino

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