La cosa non riguarda direttamente Martina Franca, ma il territorio provinciale sì. L’Ilva sì. Il disastro ambientale del territorio sì. E non possiamo chiamarcene completamente fuori, nel manifestare le proeccupazioni per ciò che sta per accadere.
Enrico Letta, nella foto dell’Ansa, in visita in Afghanistan ieri. Ma quell’elmetto sembra per la “guerra” che lo aspetta in settimana qui in Italia. Mercoledì rischia di cadere il governo, per il caso Imu ma soprattutto per il caso Berlusconi. E il premier si attrezza, come si vede nell’immagine.
Prima di mercoledì c’è un importante Consiglio dei ministri, oggi.
Il governo si riunisce per varare il pacchetto di provvedimenti riguardanti la pubblica amministrazione. Nel novero c’è, fra gli altri, la possibilità di nuove discariche a margine del siderurgico Ilva, nel territorio di Statte, come è per esempio la discarica “Mater Gratiae”.
Protestano gli ambientalisti, per due motivi essenzialmente: il primo è quello riguardante il sovraccarico di inquinamento già sopportato per decenni da quella zona che non ha solo l’Ilva ma anche Eni, Cementir, arsenale militare, eccetera eccetera eccetera; il secondo è quello riguardante l’inchiesta giudiziaria che ha portato, proprio per il caso delle discariche, all’arresto perfino del presidente della provincia di Taranto.
Questo territorio sta cercando, faticosissimamente e chissà per quanto tempo ancora dovrà farlo, di venire fuori dall’emergenza ambientale. E non può essere un provvedimento del governo a farcelo ripiombare.