Venerdì 14 giugno il consiglio comunale di Martina Franca esaminerà la determinazione dei parametri per la Tares, la nuova tassa rifiuti in luogo della Tarsu.

Già pronta la proposta deliberativa, si va alla determinazione del costo complessivo di gestione, ovvero quanto costa il servizio rifiuti, ciò che dovrà essere interamente coperto con la tassazione: 8 milioni 121 mila 995 euro e 69 centesimi. Come si arrivi alla determinazione di quella cifra, è contenuto nel piano finanziario che gli uffici comunali (i rispettivi responsabili sono Mandina e Merico, per intendersi) hanno elaborato e che i consiglieri troveranno allegato alla proposta deliberativa.

C’è un problema, però: il piano finanziario è fatto di numeri, certezze, e dev’esserlo tanto più in considerazione del fatto che questo piano finanziario, in particolare, è finalizzato ad andare a chiedere i soldi alla gente. Certezze? Come no. Terzo capoverso della proposta deliberativa, “… il dato relativo al compenso economico corrisposto alla Tra.De.Co srl non risulta disaggregato nelle varie voci del servizio corrisposto (costo del personale, costi spazzamento e lavaggio strade, costo raccolta e trasporto RSU, costi comuni, costi d’uso del capitale, ecc…) e pertanto il Comune di Martina Franca non è in possesso dei dati economico-finanziari attuali e disaggregati relativi al servizio di gestione RSU, necessari per la compilazione del piano finanziario”.

Ah, non avete i dati economico-finanziari necessari al piano finanziario? E come lo fate, allora, il piano finanziario? “Attraverso la stima dei costi ricavati dai dati in possesso dell’Amministrazione comunale”, è scritto sempre nella proposta deliberativa. Cioè, la richiesta di soldi certi alle persone, è stata fatta sulla base di stime, e non di dati certi. E questo perché il gestore del ciclo dei rifiuti (insomma la Tradeco) pur sollecitata più volte, è scritto in quella proposta di deliberazione, non ha fornito i dati disaggregati che, ricordiamo, sono necessari.

Una comunità che paga enormemente per quel servizio rifiuti ha il diritto di vedere l’amministrazione comunale che fa la voce grossa con la Tradeco: altro che “pur sollecitata”. La legge impone che il gestore del ciclo dei rifiuti vari il piano finanziario, che l’autorità competente lo approvi, e che questo sia parte integrante del provvedimento con cui si vara la Tares. Oltretutto, il conto dettagliato potrebbe portare ad una cifra diversa, magari superiore rispetto a quella stimata, ma magari, anche, inferiore. Rivendicare la certezza, in ogni modo, è semplicemente rivendicare una cosa normale. Quella attuale non è una cosa normale

C’è tempo fino a venerdì per avere numeri certi, sulla base dei quali chiedere soldi certi ai contribuenti. Le stime non vanno bene. L’amministrazione comunale si procuri ciò che gli serve. Altrimenti agisca nei confronti di chi non fornisce quei dati. Così si rappresentano i cittadini, che verranno gravati di una tassa pesantissima.

Altrimenti ancora, c’è tempo fino al 30 giugno, per il varo della Tares. Lo si faccia con dati certi. E soprattutto, per principio, lo si realizzi facendosi dare, da chi deve, il dovuto. Queste dimostrazioni di debolezza dell’amministrazione pubblica non possono essere approvate.

Agostino Quero

(immagine: fonte sassomarconi.bologna.it)

 

5 pensiero su “Pagare senza sapere perché”
  1. Super assessore Lasorsa e il mega consigliere comunale, provinciale, regionale….Martucci che avrebbero dichiarato se collocati all’opposizione? E il consigliere Caroli? Incoerenza pura!

    1. Grazie per il suo intervento. Ma stiamo tutti buoni. Vediamo che succede, prima di dare patenti. (agostino quero)

  2. Il problema, egregio Direttore, è che il piano finanziario in questione lo devono approntare tali Merìco e Mandina.
    Visti i precedenti (tassa sulla spazatura senza delibera di bilancio, riconoscimento di debiti senza transazione, ecc, nel caso di Merìco, e proposta di rigenerazione urbana con incarichi senza procedure di evidenza pubblica e con programma di cementificazione a macchia di leopardo, oltre altri noti, nel caso di Mandina), non c’è da stare nè tranquilli nè buoni.
    Non si tratta di dare le patenti, ma di riaffermare un principio: quello della legalità, per il quale tutti gli organi dello Stato sono tenuti ad agire secondo la legge. Tale principio ammette che il potere venga esercitato in modo discrezionale, ma non in modo arbitrario!

    1. Grazie per il suo intervento. Naturalmente, il richiamo che lei fa alla legalità sfonda una porta aperta, dato che questo notiziario ha raccontato la notizia in questione. Dire di star buoni significa attendere fino a venerdì, cioè alla seduta del consiglio comunale, perché sarà lì che il provvedimento andrà all’esame della politica. E lì vedremo come si comporteranno i politici. Un paio di giorni di pazienza. (agostino quero)

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