Il consigliere regionale Pentassuglia, rispetto alle notizie che circolano in questo momento su una possibile chiusura dell’ospedale martinese, ha affermato che «gli ospedali in Puglia non chiudono». Perlomeno non è stata data nessuna comunicazione ufficiale di chiusura alle strutture nella lista nera trapelata dai giornali nazionali, né si hanno notizie di questa chiusura alla conferenza Stato-Regioni, a Roma, che si riunisce due volte a settimana per discutere, tra gli altri temi, proprio di sanità regionale.
Le motivazioni della non chiusura dell’ospedale martinese, quello che ci riguarda più da vicino, per Pentassuglia sono tre: il primo è la presenza di più di centoventi posti letto nell’ospedale martinese, mentre la chiusura annunciata è proprio degli ospedali con meno di quel numero; il secondo motivo è dato dalle procedure di rientro del debito sanitario pugliese che hanno un piano che non prevede la chiusura di questi ospedali; il terzo motivo è infine la situazione particolare di emergenza sanitaria e degli interventi particolari e specifici per il territorio tarantino a causa dell’inquinamento che ci metterebbe al riparo da interventi di chiusura, che sarebbero «illogici e assurdi».
Purtroppo la storia ci insegna che le decisioni illogiche e assurde sono molto amate nei corridoi ministeriali, dato che l’utile di alcuni prevale sull’utilità pubblica; nello specifico, i direttori generali dei ministeri sanno di poter contare, se non su gratifiche economiche, magari su qualche benemerenza se riescono a programmare un piano di riduzione dei costi sanitari, piano che inevitabilmente mette nei guai le realtà locali, specialmente piccole, che spesso non hanno voce per farsi sentire fino a quegli stessi corridoi ministeriali dove vengono prese queste decisioni.
Lo stesso consigliere Pentassuglia non nega – anzi conferma – che a livello nazionale, al Ministero della salute, si vogliano in effetti operare dei tagli alle strutture ospedaliere per avere un bilancio più leggero, ma spera, come tutti, che rimangano solo progetti vagheggiati nei corridoi.
Daniele Milazzo