Si riceve e si pubblica comunicato stampa Renato Perrini (Oltre con Fitto) su Buona Scuola e chiusura corsi universitari Taranto.
La Scuola è fatta di docenti, di alunni, di famiglie. Se da parte di tutte queste categorie, portatrici di interessi e di istanze, si alzano cori di ampio dissenso rispetto ad una riforma, si può definire questa riforma buona? Si può chiamare Buona Scuola, una scuola in cui si affida ad un super dirigente ogni potere, senza alcuna forma di controllo reale? Si può chiamare buona, una scuola in cui migliaia di precari, che hanno sostenuto la formazione scolastica in Italia per anni, oggi rischiano di restare a casa perché si è deciso di ignorare il loro sacrificio e il loro impegno, per far passare le assunzioni da nuovi concorsi? E vogliamo parlare di università, per quanto sia un capitolo a parte? Ieri a Taranto si è celebrato il momento più basso per gli studenti tarantini; chiuso l’ennesimo corso, quello di beni culturali, dopo che già da tempo è stato chiuso quello di Scienze della Formazione. Paradossalmente, mentre si ipotizzano scenari di sviluppo alternativo, si blocca ogni possibilità di crescita dei giovani, rispetto proprio alla rivalutazione delle risorse naturali e storiche del territorio. La regione può intervenire, come prevede la norma sugli atenei, con propri finanziamenti, per sostenere quelle sedi universitarie decentrate che non hanno fondi propri per mantenere in piedi i corsi. Ma, stando ai fatti, la Puglia non lo ha fatto. Il prossimo governo regionale deve affrontare anche questo problema, consolidando, una volta per tutte, il polo universitario ionico.