Un consiglio comunale monotematico, quello sul Piano paesaggistico regionale, che ha visto un tocco d’inverno in sala consiliare. Se la temperatura a Martina è scesa intorno a zero gradi, i consiglieri comunali e i consiglieri regionali Pentassuglia e Laddomada presenti alla discussione hanno indossato delle sciarpe bianche per Telethon. È iniziata infatti la maratona della solidarietà, cui il consiglio ha voluto aderire in questa occasione. Dopo l’avvio istituzionale dei lavori la seduta è stata interrotta per permettere gli interventi dal pubblico. Il primo a intervenire è stato l’architetto Bruni, il quale ha letto un vero e proprio sfogo, richiamando la classe politica a considerare quanto era stato fatto negli anni passati e fino ad oggi in questo campo: leggi cambiate repentinamente, scempi paesaggistici prima approvati contra legem e poi ripudiati, ecomostri, applicazione ultraortodossa dei vincoli paesaggistici in alcuni casi e molto rilassata in altri. Oltre alla ricezione del piano paesaggistico regionale, secondo l’avvocato Bruni, serve maggiore chiarezza nell’applicazione delle norme e nella conoscenza e comprensione del territorio nel quale viviamo, quello della valle d’Itria. Un territorio nel quale per vivere è necessario abitare, costruire e ristrutturare case, e quindi intervenire in campo paesaggistico e abitativo, secondo quanto affermato dall’ingegner Aquaro, intervenuto dopo di lui.
Il Pptr è nato per volontà di Angela Barbanente, assessore regionale, e contiene una serie di elementi la cui potenzialità non è ben chiara poiché si trattano di novità dal punto di vista normativo. Novità che riguardano sia i vincoli e le tutele territoriali, sia le possibilità di costruire nuovi edifici che quella di ampliare e ristrutturare quelli preesistenti. Si interviene secondo alcuni in grande ritardo, secondo altri in anticipo rispetto ai tempi.
Il piano licenziato ad agosto e modificato ad ottobre è controverso nelle opinioni dei commentatori. Ciò che è certo è che questo piano, nato nel 2007, è stato portato avanti per anni nonostante una serie di difficoltà. Chi ci ha lavorato in regione ha finito per amarlo e difenderlo contro tutto e tutti, contro qualsiasi critica, con l’affetto di una madre col figlio, mentre chi spesso lo ha criticato non lo ha fatto su una base tecnica ma solo ideologica.
Ci sono una serie di timori: che si vada a “ingessare” la possibilità di costruire nuovi edifici, ponendo fine al business edilizio, che peraltro langue già da anni per motivi strutturali; che le foto dei rilievi aerei, datate al 2006, rappresentino una realtà a volte diverse dopo anni di antropizzazione continua; che alcune aree che dalle carte regionali risultano come “boschive” siano in realtà zone con arbusti e cespugli, anche in aree urbane, che non sarà possibile né bonificare né adattare alle esigenze di una città. A questi timori le risposte a volte mancano, o sono generiche. Ogni cosa è perfettibile, ovviamente, e per funzionare questo piano ha bisogno di essere messo alla prova: è certamente uno strumento importante, che dovrà essere aggiornato e adattato dove possibile alle necessità delle singole zone.
Daniele Milazzo