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Storie di falsità costruite ad arte da chi ha scheletri negli armadi, tra perbenismi e la malizia di chi sa solo distruggere.

Martina Franca, è un gioiello di bellezza architettonica, un patrimonio culturale immerso tra il verde della Valle d’Itria e il fascino barocco delle sue strade.

Ma dietro la facciata scintillante, come spesso accade, si cela un’anima oscura: quella dei pregiudizi.

Un veleno sottile, invisibile, che scorre silenzioso nelle vie e nelle piazze.

Non è un fenomeno recente, ma qualcosa che affonda le radici in decenni di chiacchiere costruite ad arte, storie manipolate e mezze verità gonfiate fino a diventare accuse in grado di distruggere intere esistenze.

In trent’anni di lavoro giornalistico, abbiamo avuto l’occasione di ascoltare centinaia di storie, molte delle quali raccontate dalle stesse vittime di questi pregiudizi.

Abbiamo visto uomini e donne messi all’angolo, distrutti da insinuazioni maliziose e senza fondamento.

Ma la cosa più ironica, o forse tragica, è che questi pregiudizi non vengono quasi mai costruiti da estranei, bensì da chi ha le tasche piene di scheletri e il cuore marcio di ipocrisia.

Gente che forse, in passato, è stata anch’essa vittima, e che oggi si vendica del mondo lanciando accuse infondate contro chiunque capiti a tiro.

Sia chiaro, Martina Franca non è diversa da altre città italiane in questo, ma c’è un dettaglio che qui, nel nostro piccolo mondo, assume dimensioni grottesche: il rispetto per la gerarchia sociale.

Qui, c’è ancora chi si scappella davanti al Sindaco, all’Assessore, al politico di turno, non perché li consideri competenti o meritevoli, ma per il ruolo che occupano.

Assessori che fino a qualche settimana fa hanno scontato in silenzio sette mesi di pena per una condanna per aver diffamato.

Che differenza c’è tra diffamazione e pregiudizi? Nessuno. Ma tutto è passato in sordina, coperto dalla nebbia dell’omertà e coperura.

Eppure, quando si tratta di distruggere un sacerdote che si distingue per il suo rigore e la sua autenticità, allora i pregiudizi tornano in superficie, alimentati da assurdità che prima o poi si pagheranno.

Quante volte abbiamo sentito persone dire: “Io non mi confesso. Dovrei forse raccontare i miei peccati a un sacerdote che domani troverò al bar mentre prendo il caffè?”.

È un concetto che abbiamo sentito ripetere all’infinito, quasi fosse un mantra per giustificare la propria mancanza di fede.

Già, la fede, quella che ti fa sentire male quando la tua vita va verso la fine, come l’avvicinarsi ad un esame che devi sostenere davanti al supremo e che non vorresti discutere perché hai paura di non superare.

Forse è per questo che ci siamo, su questa ed altre nostre testate, sempre ritrovati a fare gli avvocati delle cause perse, a difendere chi veniva messo alla gogna dai falsi perbenisti di turno.

Ma una cosa, con il tempo, l’abbiamo imparata a fare: fregarcene dei pregiudizi.

E come noi, sono tanti a Martina Franca quelli che vivono senza curarsi delle chiacchiere e delle falsità che infestano questa città.

Domenica prossima, alle 10:30, saremo a Messa nella Chiesa di San Vito.

A celebrare sarà Don Pietro Capobianco, un sacerdote che abbiamo avuto il privilegio di conoscere e stimare profondamente, vittima inconsapevole di pregiudizi e falsità, artatamente costruiti in quanto fuori dal coro, ma attore principale dell’unica vera corale: la parola di Dio.

Dietro di lui, come in ogni sacerdote che dice la messa, in quel preciso momento c’è la Madonna, mentre dirà la messa.

Durante la Messa, Catalina Rivas, una suora sudamericana che ogni anno durante la Settimana Santa aveva le stigmate e vedeva ciò che per molti restava invisibile: il mistero divino che si manifestava attraverso le mani del sacerdote.

Ogni Eucaristia diventava per lei un incontro con il cielo, dove angeli e santi si univano ai fedeli, e le sue visioni rivelavano l’infinita grazia nascosta dietro i gesti sacri, trasformando ogni momento in una straordinaria esperienza di fede.

La fede non è un sentimento di cui vergognarsi. Anzi, è proprio dalle falsità, dai pregiudizi e dal falso perbenismo che ci si deve vergognare.

È ora di far esplodere questa città, di scuoterla con la verità, di rivelare i peccati di chi si nasconde dietro una maschera di rispettabilità.

Questa è la realtà. E per quanto ci riguarda, continueremo a raccontarla. Domenica alle 10:30 nella chiesa di San Vito, nel centro storico di Martina Franca, assistendo a questa messa, sarà il primo passo per combattere i falsi pregiudizi e sentirsi per quaranta minuti, più vicini a Dio.

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