Ha un nome e un volto il rapinatore seriale che tra il 25 e il 28 febbraio scorso ha compiuto cinque rapine accertate (quattro a Martina e una a Crispiano). Si chiama D.B., ha ventisette anni ed è residente anagraficamente a Montemesola. La polizia lo ha tratto in stato di fermo sabato mattina alle otto mentre girovagava in pieno centro cittadino, sulla base di numerosi riscontri oggettivi scaturiti dalle testimonianze di vittime e avventori, nonché delle riprese di telecamere di videosorveglianza. Ul dirigente Salmeri e l’ispettore Bello hanno parlato di una personalità ambigua, con precedenti penali di reati al patrimonio e alle persone, anche recenti, che non sembra avere una fissa dimora, pur risultando residente in un appartamento di Montemesola.
Sabato mattina, quando gli agenti lo hanno fermat, non ha opposto resistenza, ma ha praticamente confessato spontaneamente di essere lui l’autore delle rapine nelle tabaccherie e alla merceria di largo Martucci. Un giubbotto nero, una felpa grigia, pantaloni neri e scarpe nere di marca Tata, gli stessi indumenti indossati dall’uomo al momento del fermo di polizia, esattamente identici a quelli descritti da tutte le vittime e a quelli presenti nelle riprese delle videocamere. L’uomo ha indicato agli agenti la casa di residenza, a Montemesola, della quale non aveva però le chiavi. Gli investigatori sono entrati dalla finestra, e si sono trovato di fronte a uno scenario di abbandono. Niente mobili, abiti e panni sparsi per terra.
Tra questi, i pantaloni color senape come quelli indossati nella rapina di giovedì scorso nella rivendita di tabacchi di Crispiano, guanti a mezze dita, la custodia di una delle due pistole giocattolo utilizzate per minacciare le vittime, una persa a Crispiano l’altra dopo la rapina non andata a buon fine di Via Donizetti, venerdì sera (la seconda de giorni). Particolare importante ai fini dell’incriminazione, è stato rinvenuto in quell’appartamento il portafogli del signor Turrisi il titolare della merceria rapinato mercoledì pomeriggio. Confessioni e riscontri oggettivi hanno consentito così agli inquirenti di procedere al fermo giudiziario, quindi all’arresto, conducendo l’uomo nel carcere di Taranto. Da quanto emerso, quindi, non si tratta di un malvivente che stava sfidando la società civile, una sorta di “piccolo Vallanzasca”, ha commentato il dirigente Salmeri, piuttosto di una sorta di “cane sciolto”, un individuo che ruba per il proprio tornaconto. Nulla si sa al momento del bottino, che ammonta a 1000 euro sottratte a Turrisi (merceria), 2000 al tabaccaio Pasculli, 400 a Laneve, circa 3000 alla tabaccheria di Crispiano e pochi spiccioli arraffati in via Donizetti prima della fuga, inseguito dal titolare. Né si sa come e dove abbia passato questi quattro giorni, durante i quali ha presumibilmente viaggiato utilizzando i mezzi pubblici. Quello che conta, adesso, è che le indagini per la ricerca dell’autore siano andate a buon fine, ha ribadito Salmeri, anche grazie alla collaborazione dei cittadini, ma soprattutto grazie al lavoro messo in campo dagli investigatori, con doppi turni e diverse pattuglie che hanno perlustrato il territorio. Adesso l’uomo non è in grado di perpetrare gli atti criminosi, alcuni dei quali anche violenti, (a Crispiano e nei confronti del proprietario della merceria), o intimidatori, con i quali l’uomo ha puntato la pistola alla testa di un ragazzo (tabaccheria Pasculli) e alla nuca di una donna (in piazza d’Angiò). Resta da scoprire se ci sono moventi particolari che lo hanno indotto, ma al momento non risulta essere né tossicodipendente né con problemi psicologici particolari, se non questo atteggiamento a volte illogico nella sua metodicità. All’uomo non è stata però attribuita la rapina al negozio di elettrodomestici, sia per le descrizioni che non coincidono con la persona, sia per il modus operandi che è risultto completamente differente. E c’è ancora da recuperare le refurtiva.
Viva la polizia.