Noi celebriamo, nella nostra città, un’edizione estiva di san Martino, una festa patronale che non c’entra con il calendario (11 novembre) ma che, ovviamente, è intoccabile. Le manifestazioni religiose. Il divertimento. Le giostre. E, da qualche anno in qua, gli ambulanti immigrati. Che molto spesso infastidiscono, tolgono lavoro, sporcano eccetera eccetera.

Poi arriva quello che tranquillamente potrebbe essere definito l’uomo più potente del mondo, almeno dal punto di vista dell’autorità morale, e decide di fare il suo primo viaggio dopo l’elezione: e va a Lampedusa, a trovare gli immigrati. I clandestini, come semplicisticamente vengono chiamati. A omaggiarli. A benedire la loro memoria, visto che getterà in mare, oggi, una corona nel ricordo dei ventimila morti nella speranza di una vita migliore. Dirà la messa, anche, l’uomo più importante del mondo: e per calice avrà un pezzo di legno intagliato da un falegname di Lampedusa, un pezzo di legno ricavato da una delle carrette del mare naufragate in questi anni. San Martino divise il mantello con il povero.

Oggi si festeggia San Martino.

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