Risarcita con 270 euro un’azienda agricola martinese che nei mesi scorsi ha subito la perdita di tre pecore, sbranate da un branco di cani

La questione dei cani randagi continua a far discutere. Dopo i continui avvistamenti di branchi di cani nell’agro e nel centro urbano, arrivano le segnalazioni di attacchi. Come quello capitato sabato scorso ad una donna, la quale, secondo quanto riportato da una dichiarazione sui social network, è stata attaccata dai randagi mentre portava a spasso il suo cane personale. Altre testimonianze parlano di un attacco subìto da una signora durante il mercato settimanale, un’altra riguarda un ragazzo con dei bambini molestati dal latrato dei cani, altri dichiarano di rinunciare ad una passeggiata con il timore di imbattersi nei branchi.

Al momento pare non ci siano state gravi conseguenze a questi episodi, ma la pubblica sicurezza è minacciata e va ricercata una soluzione immediata.

Dall’Amministrazione fanno eco una serie di normative regionali volte al contrasto del fenomeno randagismo, infatti sono in lista di attuazione campagne di sterilizzazione dei cani padronali, Polizze Assicurative da destinare alle Asl, recupero del canile comunale, attività di sensibilizzazione, adozioni,
servizi di monitoraggio, abbeveraggio e alimentazione dei randagi a cura di associazioni locali di volontariato. Si tratterebbe di iniziative efficaci, ma richiedono tempi lunghi di esecuzione e i martinesi non vogliono più aspettare.

Aldilà delle soluzioni possibili, il fenomeno persiste e si pensa ad una eventuale legge che tuteli i cittadini: infatti, in caso di eventuali danni fisici a persone o cose da parte dei randagi a chi va attribuita la responsabilità di un risarcimento?

Premettendo che l’indennità per i danni alle persone e agli animali varia in termini di pagamento (in caso di persone spetta al giudice di pace trarre una decisione finale), facciamo un passo indietro di alcuni mesi e ricordiamo il caso di un’azienda agricola martinese in cui tre pecore furono sbranate da alcuni cani randagi. Alla titolare dell’allevamento è stato riconosciuto, stando al documento pubblicato sull’albo pretorio all’interno del sito del comune di Martina Franca, un risarcimento di 270 euro per i danni subiti (90 euro a pecora) che, secondo la normativa regionale, spetta alla Regione pagare.

A tal proposito l’assessore alle Attività Produttive, Nunzia Convertini ha confermato: “Per il risarcimento alle aziende agricole la competenza è dell’ufficio regionale dell’Agricoltura perché si tratta di indennizzare le aziende agricole che hanno subito un danno. Gli animali di cui si ha l’indennità devono ovviamente essere microchippati”.

A fronte di queste parole, il Comune non è quindi interamente coinvolto nella situazione di risarcimento e questo viene confermato dalla legge quadro nazionale 281/91 “in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo”, in cui si affida ai Comuni la costruzione, sistemazione e gestione dei canili e rifugi per cani, alle ASL, invece, incombono le attività di profilassi e controllo igienico-sanitario e di polizia veterinaria. L’art. 3, infine, attribuisce alle singole Regioni il compito di disciplinare, con legge propria, le misure di attuazione delle funzioni attribuite ai Comuni ed alle ASL.

In conclusione i danni vengono risarciti in base alla natura della parte lesa e varia da ente ad ente, il fatto che i meccanismi di risarcimento esistono non vuol dire che il fenomeno non debba essere contrastato prima di una fine tragica. D’altronde anche qui vale il motto: prevenire è meglio che curare.

 

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