Grande successo per Renzo Rubino nel concerto di ieri sera al Verdi.
Applausi, partecipazione ed entusiasmo per il giovane cantautore che ha inserito la sua città nelle tappe del tour “perché questa è casa mia, siamo una grande famiglia e ho bisogno di voi”, ha affermato al termine della serata. Il teatro stracolmo di gente, è questa è già una notizia, ma soprattutto traboccante di affetto e ammirazione per un “proprio figlio, fratello, amico” che ce l’ha fatta. Renzo è partito proprio da questo palco, come lui stesso ha raccontato in un divertente aneddoto quando, da bambino, l’esibizione al Verdi gli provocò “problemi idraulici” e lo fece arrossire di vergogna.

DSCF1548E invece ieri sera “non arrossire”, il brano di Gaber che aveva splendidamente proposto a Sanremo in coppia con Simona Molinari, è stato quasi la consacrazione di un talento libero da schemi che ha portato nel mondo della musica leggera italiana una ventata di freschezza, novità e originalità. “Siate indipendenti”, ha ribadito in una delle sue conversazioni con il pubblico, “abbiate sempre il coraggio di essere voi stessi”. Lui, questo coraggio, l’ha avuto, e adesso comincia a raccoglierne i frutti. Certo, la strada è ancora lunga e piena di insidie, ma un ragazzo che riesce a emozionare, commuovere ed entusiasmare il pubblico di casa sua, e Martina non è certo una “piazza facile”, sotto questo punto di vista, ha tante opportunità davanti a sé. Vedere il pubblico accennare passi di valzer e cantare a squarciagola “amami uomo” non è che capiti tutti i giorni. Un brano difficile che consacrò l’anno scarso Renzo al grande pubblico nazionale, in una operazione che un critico aveva paragonato a “suonare Wagner in Israele”. Ebbene, “Wagner deve essere suonato in Israele”, ha detto Renzo, “perché c’è ancora bisogno di poesia”. renzo e messiaE poesia c’è stata, anche dialettale, con il tributo alla città da parte di Renzo grazie alla collaborazione con Benvenuto Messia e la sua satira. “Decano dei fotografi, decano dei poeti dialettali, decano di tutto… già mi vedo i manifesti” ha auto-ironizzato Messia, che oltre a declamare tra applausi e risate “i capechudde”, ha duettato con Renzo e con il pubblico intonando alcune strofe e il ritornello di “Martena maje”, il brano di Giovanni Griffi che generazioni di martinesi ormai mandano a memoria. E questo concerto resterà senz’altro nelle belle pagine della memoria tanto di Renzo, quanto della sua famiglia, quanto di tutto il pubblico che c’era. E anche di quello che non c’era. Come a dire, cantiamo insieme ancora, “Per sempre e poi basta”.

Matteo Gentile

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