La Corte d’Assise d’Appello di Taranto presieduta dal Giudice Del Coco ha ridotto a 17 anni e 5 mesi di detenzione, la pena ad Angelo Semeraro, il trentaseienne omicida che il 7 febbraio del 2015 assassinò a bastonate Martino Aquaro, pensionato INPS di 69 anni nella sua villa in Via Madonna Piccola a Martina Franca, ma fu determinante, come dimostrò l’autopsia una coltellata al collo. Fece discutere il lenzuolo insanguinato con il quale l’assassino coprì la vittima dopo averla uccisa. Semeraro confessò dopo un lungo interrogatorio al quale fu sottoposto nella sede del Commissariato di Martina Franca. Per la verità i motivi hanno sempre celato un mistero. Si parlò di un furto sfociato in una colluttazione con il giovane che colpì con violenza al capo, al volto e alle spalle, inizialmente a mani nude poi con una scopa l’anziano. In un primo momento ci furono dubbi sul movente, soprattutto dopo l’interrogatorio nel quale il giovane confessò l’assassino, ma parlò di vessazioni di tipo sessuale ricevute dalla vittima. Sembrò che i due si conoscessero e avessero litigato per una ragione che non sarebbe emersa nel corso del processo, né di quello di primo grado alla fine del quale fu condannato a 20 anni di carcere, né in appello quando gli è stata ridotta la pena. A Semeraro, difeso dall’avvocato Luigi Palmieri,
fu riconosciuto un vizio parziale di mente.
Il PG Lupo aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado. L’avvocato Palmieri, già noto per aver avuto un ruolo attivo nel noto processo di Sara Scazzi, ha dichiarato di voler attendere le motivazioni per decidere se ci sono margini per ricorrere in Cassazione, ritenendosi comunque soddisfatto della riduzione.