E’ una giornata pazzesca, un venerdì che potrebbe essere ricordato per sempre. Solo poche ore ed il Martina potrebbe essere tra le sessanta squadre professionistiche d’Italia, proprio in un momento in cui tante società scompaiono dalla scena calcistica. La realizzazione di un sogno che dovrebbe essere condiviso da tutti. Se il Martina ha acquisito i meriti sportivi vanno suddivisi nel tempo. Il Martina di Giuseppe Domenico Tursi e Cenzino Ancona, quello di Benito Semeraro, di Torrente, Giovanni Muschio Schiavone, Franco Marangi, Pino Dell’Erba, Giustino Caroli, Gianfranco Chiarelli e tutti i suoi soci, primo fra tutti Lino Cassano che ci hanno fatto sentire il profumo della B, Nicola Basta e Vito Colonna e soprattutto di Donato Antonio Muschio e i suoi soci che hanno avuto il merito di far risorgere una squadra che era morta, riportandola dai dilettanti ai professionisti. Qualcuno in questo elenco potrei averlo dimenticato, ma non certamente per un motivo, quanto per mera dimenticanza dovuta all’ansia di una notizia che tutti aspettiamo.
La serie C, come ha scritto in un post su facebook Martino Miali può essere merito di chi ha garantito 600.000 euro di fidejussione, non ha fatto i nomi, ma vogliamo farlo noi: Scatigna e Ghirardini oltre a quelli messi dall’attuale società. Merito va dato all’Amministrazione Comunale che ha dotato di telecamere di sicurezza al campo sportivo, condizione essenziale per avere uno stadio a norma, cosa che sta penalizzando diverse società che stavano prima di noi. Eppure, qualche sciacallo manovrato chi sa da chi, ne ha fatto una polemica. Il calcio a Martina serve quanto il pane. E’ l’elemento indispensabile che può aiutarci mentalmente. Serve forse come cura palliativa contro la crisi, la disperazione, la disoccupazione. Da quarant’anni seguo il Martina. Dai tempi di Catalano, Sciacovelli, gli Scarola, Fumarola, Zizzi, Ludisa, Pellegrini, Zaurino, Cesario, Panozzo, Alpini, ma anche cronologicamente dei Ciannameo, Leo, Natale, Biscotto, del mio amico Gigi Vento e tutti gli altri indelebili nei miei ricordi. Vorrei che questo giorno, qualora si verificasse (toccando debitamente ferro o attributi), venisse festeggiato da tutti, proprio da tutti. Il ripescaggio sarebbe una promozione, va festeggiata da tutti, nessuno escluso, anche dagli sciacalli.
Antonio Rubino