Savino e Desiati

Probabilmente la presenza di Roberto Saviano a Martina sarà l’evento che caratterizzerà la stagione culturale estiva martinese. L’autore di “Zero zero zero” e di “Gomorra”, ospite del Presidio del Libro e dell’amministrazione comunale, è stato presentato alla città dal suo amico e scrittore Mario Desiati. Diverse centinaia di persone, forse oltre un migliaio, hanno letteralmente invaso l’atrio dell’Ateneo Bruni, location ideale per ospitare un evento culturale. Chissà se la forza delle parole ha segnato un solco profondo  nell’animo di chi ha ascoltato le parole di un uomo che da anni racconta il male dell’Italia. Gli applausi che hanno accompagnato alcuni dei suoi passaggi dovrebbero dire che sì, qualcosa è rimasto in ognuno dei presenti.

L'Ateneo Bruni gremito per Roberto Saviano
L’Ateneo Bruni gremito per Roberto Saviano

Saviano ha dimostrato ancora una volta di avere un grande potere comunicativo. Ha raccontato di aver conosciuto e amato la città di Martina “già prima che gli accadesse tutto questo”, prima di vivere una vita blindata, prima che le sue parole scuotessero gli animi e i pensieri. Gomorra parlava di mafia campana, l’ultimo libro affronta il tema del “petrolio bianco”, la cocaina, che non è così lontano come sembra, anzi. Il narco-traffico, tanto per dare un’idea, rende in un anno, a chi investe mille euro, circa centottantamila euro, quando le azioni della Apple da 1000 euro ne fruttano 1800. Numeri inimmaginabili, ha detto Saviano, che potrebbero portare la Puglia in breve tempo a diventare un crocevia fondamentale di una grande rete malavitosa. Ecco perchè il problema non è lontano da noi. Così come non è lontana da noi la mafia. Mario Desiati ha chiesto a Saviano “ma ce t’a fesce fa”, ma chi te la fa fare. Ebbene, lo scrittore quando iniziò a raccontare le storie del male, non pensava che sarebbe arrivato a tanto. Qualcuno, su facebook, lo ha  anche accusato, in un certo senso, di “diffamare la mafia”, un paradosso in sé.

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Saviano firma le copie del libro

“Il grosso aiuto che possiamo dare alla mafia – ha detto il giornalista-scrittore campano – è proprio quello di generalizzare il male, di dire che tanto siamo tutti uguali”. E invece bisogna avere il coraggio di raccontare il male, di “cacciare fuori da sé tutto ciò che si ha dentro”, di informarsi, di conoscere le cose per non esserne dominati e sopraffatti. Antonio Falcone e Paolo Borsellino, a cui Saviano ha voluto dedicare l’evento, non sonosoltanto gli esempi di vittime del male oscuro, ma le menti messe a tacere da chi ha avuto paura di loro e, soprattutto, di chi ha saputo ascoltare le loro parole. E la cosa grave, ha commentato, si ha quando la diffidenza nei confronti di chi racconta il male nasce proprio dalla cosiddetta “società perbene”. La parola ci potrà salvare, perchè nella parola è racchiusa tutta la forza dell’animo umano che può e deve lottare per realizzare un sogno condiviso.

Matteo Gentile

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