Racconta, lui, che da giovane giocava a pallone nella stessa squadra (l’Esperia) in cui militava anche il suo capostaff. E racconta, lui, che viene spesso citato un episodio di loro due, sindaco e capostaff, autori di (riesumiamo il linguaggio della cronaca sportiva) un contropiede, durante una partita dell’Esperia. Una bellissima azione di Ancona-Micoli, condotta in velocità. Poi, arrivati davanti alla porta avversaria, stanchissimi perché un campo di calcio è veramente interminabile da fare tutto insieme e di corsa, uno diceva all’altro “tira tu” e l’altro gli rispondeva “no tira tu”. E non segnarono. Mannaggia.
Stamattina il capostaff è in panchina. Lui in campo, con il numero 1 che non significa essere il portiere. Si mette a centrocampo, a orchestrare, a guidare. Del resto i cittadini questo ruolo gli hanno affidato. Lo mutua anche nel triangolare della solidarietà, al “Tursi”.
Per fare la formazione, assicura un suo assessore, non è stata fatta una riunione di maggioranza. Ed è venuto naturale che il capitano fosse lui.
In fin dei conti, non è tricolore, non è trasversale, ma sempre fascia è.
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