Sentieri di Notte è l’opera letteraria di un ragazzo, Giovanni Agnoloni, presentata a Palazzo Ducale. L’autore, fiorentino ma di origini martinesi, è esponente del movimento letterario connettivista, della cui poetica il suo romanzo è espressione. Intervistato dalla scrittrice Giorgia Lepore e accompagnato in alcune letture dal chitarrista Pasquale Maglione, Agnoloni ha descritto le origini del movimento connettivista, fondato nel 2004 da Sandro Battisti, Giovanni De Matteo e Marco Milani e ricco di risonanze futuriste, crepuscolari e surrealiste. Le origini del movimento nell’ambito del cyberpunk americano, e dunque nella fantascienza, oggi si aprono su un universo ben più vasto, che è quello della letteratura postmoderna, interpretata in chiave umanistica per giungere a una sintesi di spunti scientifici, poetici e spirituali.
Sentieri di notte, primo atto di quella che diventerà una trilogia, racconta la storia di un raffinato androide, Luther, che si sveglia sulle sponde del lago di Lucerna accanto al cadavere del suo creatore e, accompagnato da un programmatore cieco straordinariamente sensibile, Christoph Krueger, parte per Cracovia, città minacciata da una misteriosa nebbia bianca che si sta propagando dalle periferie. Il tutto si svolge durante una notte di settembre del 2025, mentre la Macros, multinazionale informatica ed energetica, da Berlino attua un black-out continentale per prendere il potere, privando l’Europa di internet e dell’elettricità.
Giorgia Lepore ha particolarmente apprezzato l’asciuttezza dello stile dell’autore e la compattezza della trama del romanzo, che è di agevole lettura ma ricco di significati profondi. Ha inoltre posto l’accento sulla vicenda di uno dei protagonisti, Desmond O’Rourke, un giovane teologo irlandese colpito da amnesia e che recentemente ha perso la sua compagna Leyla. Desmond, dal cuore di Cracovia, parte per attraversare la nebbia bianca con l’aiuto dell’infravisore, un paio di occhiali speciali inventati proprio da Leyla. Si scende così al cuore della ricerca spirituale di Agnoloni, ricca di risonanze psicologiche di stampo junghiano. Con questo romanzo, il Connettivismo entra con decisione in territorio mainstream, ovvero esce dalla pur forte ascendenza fantascientifica per connotarsi non come narrativa di genere, ma come narrativa pura.

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