Siamo solo figli di una società che vive nell’indifferenza. Siamo solo figli di separati che spesso litigano per soldi, che di noi poco si interessano.
La nostra generazione
Signor Direttore, siamo 4 ragazzi di 14 e 15 anni. Siamo grandi, possiamo anche guidare.
Non apparteniamo alla vostra generazione e non ci vogliamo nemmeno esserci.
Su un social che non ci appartiene la gente è cattiva con noi, ne abbimo letti tanti di commenti dove siamo noi il male di questa città.
Noi che siamo i loro figli e come si può star con chi non ti sente ma ti accusa e ti deride?
La nostra città
Loro ci dicono alla nostra età andavamo a lavorare, ma non siamo stati noi a scegliere di non poterlo fare.
Ci accusano di vandalismo, quando i loro racconti di dietro la villa non sono idilliaci.
Ci dicono che scriviamo sui muri, ma le scritte all’interno del distrutto palazzetto dello sport non le abbiamo fatte noi.
Ci dicono di andare in bici, quando loro non sanno nemmeno restarci in equilibrio. E andare dove? Quali parchi, luoghi o altro ci mettono a disposizione? Forse le pianelle senza nemmeno un ristoro!
Ci dicono che siamo pericolosi sul monopattino ma poi ci raccontano degli inseguimenti di un certo Fedaino e Cavallo.
Ci dicono di andare al mare ma di non restarci perché i mezzi pubblici entro un 18 e a volte le 17:30 ci lasciano a terra.
Non abbiamo luoghi dove giocare a calcio o stare in compagnia tra noi se non, insieme ad agli adulti che ci dicono andate da un’altra parte. Dove dobbiamo andare?
Nei parchetti da 0 a 6 anni o vicino a strade ad alto scorrimento dove il custode chiude alle 20?
E poi alla nostra età si pensa che possiamo stare seduti sulle panchine a fumare marijuana. Noi non ci droghiamo, come facevano i nostri genitori in villa.
Ma la città non è nostra, forse è la città dei nonni ma, non la nostra.
Signor Direttore lo spieghi lei che ci accusano proprio coloro che dovrebbero difenderci, capirci e incoragiarci.