Una lettera protocollata il 2 settembre 2014 da parte del Settore di Polizia Locale a seguito di un verbale di un sottufficiale ed un agente aveva come oggetto: ingenti fuoruscite di liquami provenienti dal depuratore in via Cupa con versamento nella proprietà di Giovanni Pinto, praticamente quella dove si è verificato il cedimento del muro del ponte ed ha indotto i Magistrati a metterlo sotto sequestro. Il sopralluogo era stato fatto alla fine di agosto e i due vigili urbani accertavano che il fondo di proprietà del Pinto era allagato da liquami che fuoruscivano dal depuratore suindicato e di appartenenza dell’AQP. Rilevavano la dichiarazione dello stesso il quale affermava che questa situazione si protraeva da otto mesi circa e nonostante solleciti alle autorità, tra cui i Comune di Martina Franca, l’allagamento di ‘acque fognarie’ nel suo terreno si ripeteva ogni qual volta vi erano precipitazioni atmosferiche e non si poteva utilizzare lo stesso terreno a causa dello sversamento. Alla dettagliata relazione venivano allegate delle foto della situazione, molto simile a quella odierna. La relazione fu trasmessa all’AQP, all’ASL di Martina Franca al quale vertice, in ogni comune il sindaco è l’Autorità sanitaria locale. La lettera fu inviata per conoscenza al dirigente dell’ufficio tecnico, settore ambiente ed ecologia. Intervenire in quel momento, se è vero che un consolidamento del muro per mettere in sicurezza la strada, costringendo l’ANAS e l’AQP ad effettuare i lavori e magari emettendo una ordinanza di esproprio temporaneo del terreno di Giovanni Pinto, avrebbe consentito intanto di evitare un anno e mezzo dopo il sequestro della strada che sta mettendo in ginocchio le imprese locali che hanno dichiarato alla stampa il rischio chiusura e ai cittadini enormi disagi, compresi i mancati introiti derivanti dal turismo.