– 8 giorni
Stavolta il contatore è al contrario. Facciamo il conto alla rovescia. Mancano, oggi compreso, otto giorni fra cui un paio di finesettimana, per l’adozione della Tares, la nuova tassa dei rifiuti e servizi che sostituisce la Tarsu.
Si è arrivati al conto alla rovescia a causa della procedura sbagliata seguita dall’amministrazione comunale finora. Ovvero, il calcolo della Tares, cioè della tassa da far pagare ai cittadini, sulla base di stime e non sulla base di numeri certi, quelli che il gestore del ciclo dei rifiuti (nella nostra città è la Tradeco) deve fornire per legge, ma che non ha fornito e che l’amministrazione comunale non è stata in grado di chiedere, con la dovuta autorevolezza.
Al momento non c’è alcuna convocazione del consiglio comunale per adottare la Tares, dopo che il 14 giugno l’assemblea consiliare ha visto stralciare il provvedimento proprio a causa della procedura sbagliata, come da noi denunciato vari giorni prima.
Non sono ancora pronti, dunque, a palazzo ducale. Non sono ancora in regola.
Per essere in regola, rammentiamo, il consiglio comunale deve deliberare la Tares sulla base del costo dei rifiuti, elaborato con il piano finanziario fatto dai numeri forniti dalla Tradeco, e forniti in maniera disaggregata, cioè con il dettaglio analitico delle varie voci di spesa. Tale computo deve anche essere verificato dall’organo competente (ipotizziamo, ad esempio, l’organo di revisione contabile) prima di andare al vaglio del consiglio comunale.
Finora non è accaduto niente di ciò.
Ma un’amministrazione comunale della svolta non deve esserlo a parole: ci vogliono i fatti. E i fatti, in questo caso, sono la tassazione secondo numeri certi, non secondo stime che potrebbero anche essere infondate. Lo si deve, come obbligo morale ancor prima che come obbligo di legge, ai cittadini molti dei quali dovranno fare sacrifici enormi, per pagare la Tares.
Ogni giorno pubblicheremo questo articolo, con il conto alla rovescia, per dare notizia alla cittadinanza sull’esito della procedura, che finora l’amministrazione comunale di Martina Franca ha compiuto nel modo più sbagliato: quello di calcolare la tassa per sentito dire.